Sono alla fine del viaggio in Myanmar e a Hpa-an mi sono fermato : da qui il 29 ho un giorno di bus per rientrare a Yangon, il 30 volo su Bangkok e da li dopo 3-4 ore ancora un volo per Vientiane, nel Laos.
Il 30 si chiudera' il capitolo Myanmar e si aprira' il capitolo Laos.
Mi fermo qui perche' non ha senso andare avanti, non c'e' tempo, e non ha senso affrettarsi a rientrare a Yangon, che ho gia visto e non merita altro tempo.
Domani colazione, mercato, lettura del libro, taglio di capelli, ozio, tramonto: viaggiare con i tempi lunghi ti permette anche di dedicare dei giorni al sano e salutare cazzeggio.
Certo la mente e' li che fa i conti che 1 di cazzeggio e 2 di trasferimento fanno 3 giorni "buttati" ma lasciamola fare, basta non dargli tanta importanza: e poi i 2 giorni di trasferimento sono inevitabili.
Queste sono proprio le occasioni in cui puo' scappar fuori la cosa imprevista ... chissa.
Comunque il Myanmar e' stata una bella scoperta: come tutte le cose molto desiderate, poi fanno fatica a soddisfare le aspettative ma qursta e' una mia responsabilita' con cui fare i conti.
Le cose piu' belle sono state quelle meno conosciute e poi la gente, questi sorrisi, questi occhi curiosi.
Oggi un mototaxi mi ha accompagnato ad un altra grotta distante piu di un ora da Hpa-an: solite statue all'ingresso e poi uno stretto budello scivoloso debolmente illuminato da candele che si snoda nelle viscere della montagna per un paio di centinaia di metri per raggiungere una grotta grande come una stanzetta con un paio di statue di Buddha e candele dei fedeli accese.
La mia guida inaspettatamente tira fuori da non so dove una candela, la accende, la mette di fronte alla statua e unisce le mani di fronte al petto nel saluto rituale: non lo ha fatto per me, o per farmi vedere qualcosa, lo ha fatto per se stesso.
All'uscita ci fermiamo in un laghetto di acqua termale calda a fare il bagno, con una quindicina di birmani dentro: mi guardano tutti sorridenti.
Un anziano non si trattiene: viene da me, mi si siede appiccicato, mi avvolge un braccio con i suoi, mi da dei colpetti sul braccio, mi guarda e mi sorride.
E' tutto pelle e ossa, il volto scavato, le nervature affiorano sul collo e sulle braccia, il solito betel che gli gonfia la guancia, tra un sorriso ed un altro dice qualcosa, non capisco; ma la struttura fisica e' come quella di mio nonno e come mio nonno i suoi occhi dicono molto di piu' di quanto dicono le sue parole.
E' contento che io sia li, come lo era mio nonno quando andavo a trovarlo, quando ho comperato la mia prima auto facendomi prestare i soldi da lui, quando gli raccontavo i miei successi o le cose che avevo fatto.
Come con mio nonno, anche oggi passava quasi tutto dagli occhi e dal sorriso: anche io lo guardavo negli occhi e sorridevo, immobile, annuendo, lasciandolo fare e assaporando il momento fino in fondo.
Spero di essere riuscito a ritrasmettergli un decimo di quello che lui ha trasmesso a me.
(foto: piantine di riso)
leggendoti.. ho l'impressione che nella mia vita non stia accadendo niente.. ed in parte così è.. il quotidiano instancabilmente si ripete.. ma se ci rifletto sù.. sono io che faccio il mio quotidiano!.. allora.. sono io che sono monotona!?!.. che delusione.. corro ai ripari!!!.. Grazie per questa occasione di riflessione.. Un abbraccio
RispondiEliminaP.S. (avevo l'immagine del nonno davanti appena hai cominciato a descrivere l'anziano pelle ed ossa..)