sabato 16 novembre 2013

Myanmar: verso il lago Inle

Ieri e' stata una giornata di trasferimento davvero particolare: avevo concordato con l'albergo di Mandalay che prendevo un taxi per il lago Inle condividendolo con altre persone; non sapevo che gli altri erano locali e nessuno parlava inglese, nemmeno l'autista.
Partiamo alle 8, il taxi mi aspetta fuori dell'albergo, il primo cliente si e' gia preso il posto davanti, io salgo dietro e andiamo a prendere una mamma con un frugoletto di un anno.
Tutto il viaggii e' stato buonissimo, anche perche' ogni tanto lei lo attaccava al seno e via andare.
Dopo mezzoretta tiriamo su anche un ragazzotto in camicia lunga e giubbotto di pelle (io sudavo per lui) e ci assardiniamo in 3 + il frugolo nel sedile posteriore.
Il viaggio e' stato lungo piu di 7 ore ma molto intrressante: subito usciti dalla citta erano per lo piu stradine dove quando si incrociava un altro mezzo ci si spostava a destra e si mettevano le ruote nella ghiaia o nella terra, poi si rientrava (che peli...).
Alcuni bivi erano segnalati (in birmano) altri senza alcun segnale: e noi via per le campagne, le zone incolte, i boschi, le montagnie.
Abbiamo fatto una prima sosta per il rifornimento: in una casupola in mezzo al nulla con una 'taverna' dalla quale esce un ragazzino con una tanica di gasolio e un rudimentale filtro nel quale lui agutava allegramente con la mano.
Gasolio spruzzato ovunque...
Prima di ripartire il conducente controlla che tutto sia apposto: sul portapacchi della macchina c'e' un serbatoio metallico da cui parte presumibilmente acqua che attraverso un tubicino che corre sul montante del parabrezza entra nel vano motore e va a gocciare in un punto ben preciso.
A cosa serva non lo so, so solo che 3 ore dopo, in piena salita di montagna, nel nulla, si ferma imprecando (sempre in birmano) e preoccupato comincia a soffiare nel tubicino intasato.
Ecco, la sensazione di abbandono nelle mani di perfetti estranei con cui non riesci neanche a comunicare.
Panorami bellissimi, pochissime case sparse, rari villaggi: ad un certo punto arriviamo in una zona dove la terra e' tutta lavorata a riquadri di colori diversi, dove c'e piu attivita'.
E allora gruppi di carretti di legno trainati dai buoi e scene bucoliche di battitura dei cereali sul campo, e lancio in alto delle granaglie per far togliere al vento la pula.
Arrivato fisicamente stanco, ma che viaggio!!!

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