Ieri e' stata una giornata di trasferimento davvero particolare: avevo concordato con l'albergo di Mandalay che prendevo un taxi per il lago Inle condividendolo con altre persone; non sapevo che gli altri erano locali e nessuno parlava inglese, nemmeno l'autista.
Partiamo alle 8, il taxi mi aspetta fuori dell'albergo, il primo cliente si e' gia preso il posto davanti, io salgo dietro e andiamo a prendere una mamma con un frugoletto di un anno.
Tutto il viaggii e' stato buonissimo, anche perche' ogni tanto lei lo attaccava al seno e via andare.
Dopo mezzoretta tiriamo su anche un ragazzotto in camicia lunga e giubbotto di pelle (io sudavo per lui) e ci assardiniamo in 3 + il frugolo nel sedile posteriore.
Il viaggio e' stato lungo piu di 7 ore ma molto intrressante: subito usciti dalla citta erano per lo piu stradine dove quando si incrociava un altro mezzo ci si spostava a destra e si mettevano le ruote nella ghiaia o nella terra, poi si rientrava (che peli...).
Alcuni bivi erano segnalati (in birmano) altri senza alcun segnale: e noi via per le campagne, le zone incolte, i boschi, le montagnie.
Abbiamo fatto una prima sosta per il rifornimento: in una casupola in mezzo al nulla con una 'taverna' dalla quale esce un ragazzino con una tanica di gasolio e un rudimentale filtro nel quale lui agutava allegramente con la mano.
Gasolio spruzzato ovunque...
Prima di ripartire il conducente controlla che tutto sia apposto: sul portapacchi della macchina c'e' un serbatoio metallico da cui parte presumibilmente acqua che attraverso un tubicino che corre sul montante del parabrezza entra nel vano motore e va a gocciare in un punto ben preciso.
A cosa serva non lo so, so solo che 3 ore dopo, in piena salita di montagna, nel nulla, si ferma imprecando (sempre in birmano) e preoccupato comincia a soffiare nel tubicino intasato.
Ecco, la sensazione di abbandono nelle mani di perfetti estranei con cui non riesci neanche a comunicare.
Panorami bellissimi, pochissime case sparse, rari villaggi: ad un certo punto arriviamo in una zona dove la terra e' tutta lavorata a riquadri di colori diversi, dove c'e piu attivita'.
E allora gruppi di carretti di legno trainati dai buoi e scene bucoliche di battitura dei cereali sul campo, e lancio in alto delle granaglie per far togliere al vento la pula.
Arrivato fisicamente stanco, ma che viaggio!!!
"... nella terra degli Arhat ..."
Novembre 2013 - Febbraio 2014: un viaggio in Indocina nella bellezza della natura asiatica sulle orme della cultura Buddhista Theravada. Quattro mesi da solo ed in compagnia di amici fidati per percorrere 8500 km tra Thailandia, Myanmar (ex Birmania), Laos, Cambogia, Vietnam del Sud.
sabato 16 novembre 2013
Myanmar: verso il lago Inle
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Questo si che è viaggiare..... :-)
RispondiElimina