venerdì 29 novembre 2013

Myanmar: Moulmein

Continuando a sud della Golden Rock si arriva a Moulmein, una cittadina dal passato coloniale e dall'atmosfera decadente.
Situata sulla foce di un fiume, non si capisce se quello che lambisce la citta' e che la separa dalla grande isola di fronte sia il mare o il fiume.
Le due pagode sulla cima della collina che sovrasta la citta sono carine ma non spettacolari come lo e' il tramonto visto da li.
O come lo e' l'atmosfera, magica, raccolta, pochissimi turisti o locali, prevalentemente monaci che si prendono cura del posto.
Non c'e' niente da fare, i templi attivi hanno un che di magico solo se sono semideserti, altrimenti si perde il fascino.
Una bella escursione di un giorno e' stata andare al molo delle barche 'non turistiche' e salire con i locali su un vecchio barcone da carico di legno che solo quando e' stato stracolmo di sacchi, bidoni, donne con la spesa, motorini, balle e 2 italiani (ho agganciato un campano che parla poco inglese) si e' avviato lento verso l'isola.
Il barcone evoca atmosfere alla Corto Maltese e meriterebbe un posto al museo: affascinanti tavoloni arsi e consumati che raccontano storie di altri tempi, timoneria a prua tutta a vista, catene arrugginite e sensazione che tutto stia su per miracolo, tenuto insieme dal fil di ferro.
Il capitano con barba e capelli bianchi, robusto e sorriso cordiale, incarna perfettamente il personaggio.
A bordo l'atmosfera e' allegra, quasi giocosa, si parla, si scherza, chi mangia, chi fuma.
Arrivato all'isola assoldo un mototaxi che per 4 ore mi scorrazza per un anello di 50 chilometri attraverso i villaggi degli abitanti dell'isola.
La vegetazione e' strepitosa e la mia guida di 72 anni (ma un energia, il sorriso ed un allegria di un cinquantenne) mi introduce ai diversi tipi di palme, agli alberi della gomma, alle risaie.
Sempre nel sedile dietro del suo motorino siamo andati, villaggio dopo villaggio, dal costruttore di cappelli a cono, tutti fatti con pezzi di cocco, palma o altre fibre vegetali, i cordai che fanno le corde con il cocco, gli artigiani che costruiscono pipe in radica e quelli che fanno le lavagnette per la scuola dei bambini (all'inizio non gli fanno usare i quaderni, costano...).
Entrando nelle case di legno e paglia, quasi tutte fatte a palafitta, ho sempre trovato gente semplice che ti accoglie con dignita' e curiosita'.
Gente stupenda, non si sentono ne piu' ne meno di noi, spesso sono curiosi perche' 'noi' siamo diversi.
I bambini che ovunque ti salutano e fanno ciao con la mano, con sorrisi veri e genuini, a volte sono commoventi.
E poi vedere come dalle gocce raccolte dagli alberi della gomma si arriva a fare gli elastici, con un processo interamente manuale ...
Bella giornata, bella esperienza, conclusa con un fantastico tramonto.

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