venerdì 29 novembre 2013

Myanmar: benvenuti gli imprevisti

Stamattina mi alzo con calma, tanto e' il giorno del cazzeggio ...
Colazione, giro al mercato a vedere le bancarelle, bighellono; passo di fronte al 'salone di bellezza' dove dovrei tagliarmi i capelli ma la pigrizia sembra farla da padrona, non entro, rimando.
Ritorno alla guesthouse e trovo la mia guida del giorno prima che mi saluta e mi chiede 'cosa vuoi fare oggi?'.
Io so che piu' o meno ho coperto le destinazioni vicine e lui fara' fatica a propormi qualcosa ma gli chiedo con entusiasmo che cosa propone lui: ci pensa e mi propone un villaggio ad 1 ora di moto dove tessono con i telai a mano, dice che la zona per arrivarci piu o meno l'ho gia vista ma per strada ci infilera' un altro villaggio, fara' delle strade che non ho fatto, non e' molto ricco ma che mi puo' piacere.
Io al solo pensiero di 4 ore di moto in questi panorami accetto, altro che parrucchiere!
Mi porta in stradine deliziose e poi alla fine di un ponte su una risaia arriviamo ad un villaggio: ci fermiamo a bere un 'acqua' che viene estratta tagliando delle foglie di palma: e' leggermente frizzante, segno che sta gia iniziando la fermentazione.
La mia guida spiega come mai siamo li, che mi interessa la cultura della gente ed il capoarea ci dice che c'e' un piccolo nuovo insediamento di contadini di una etnia che da un paio di anni si e' trasferita li dalle montagne al confine con la Thailandia.
La mia guida che conosce la zona non lo sapeva ancora, e chiede se ci fa' strada.
Arrivatati ci troviamo di fronte ad una decina di case su palafitte con tetti e pareti di cocco, ed il primo essere umano che incontriamo e' una donna anziana, l'aria un po trasandata, che masticando betel ci indica la casa del capovillaggio.
Indossa una gonna ed un top che dimostrano diversi anni ma guardandoli bene e' stoffa tessuta a mano, con un disegno geometrico ed un insieme di colori interessante.
Ci viene incontro il capo villaggio che ci da il benvenuto e ci invita a salire nella sua casa.
Lui e' giovane, 35/40 anni, alto, forte, un bel viso da carriera televisiva: ha la pasta bianca sulle guance, sul naso e sulla fronte, ed ha i capelli raccolti in un piccolo chifon proprio sopra la fronte, temuto da una fascia multicolore.
La sua palafitta ha una scala di bambu per salire all'unico piano vivibile che e' diviso in due parti: la 'terrazza' che fa da zona giorno ed una stanza chiusa che fa da zona notte.
Ci offre il necessario per farci una foglia con il betel ma siccome ne io ne la guida accettiamo ci offre tabacco e foglia di tabacco per rollarci una sigaretta.
La guida accetta ed io spiego che non fumo da 22 anni, ma sono contento di essere li anche se mi sento completamente fuori luogo.
Gli sono piombato in casa come un ficcanaso e non riesco a comunicare se non passando dalla guida.
Comunque i due se la intendono, e il capovillaggio non e' disturbato che io sia li.
Sono di religione animista, ed il buco con l'altarino nella parete che di solito ospita la statua del Buddha e' stranamente vuoto.
Ci spostiamo in un altra palafitta dove la anziana di prima mi fa vedere come producono la loro stoffa: sono poco piu' di 2/3 canne che tengono la trama della stoffa in tensione tra un punto sulla parete ed una cintura che la donna indossa, seduta in terra; e' il suo sbilanciarsi all'indietro che mette in tensione la trama.
Il filo viene passato lento ed immagino che la produzione sia bassissima e ad uso esclusivamente personale.
La donna si scusa perche' dice che e' diventata vecchia e non ci vede piu bene, ma sua figlia che e' quella che sta facendo la stoffa e' nei campi.
Tirano fuori un corno, un flauto, un arpa birmana, strimpellano ma e' piu' caos che altro; io mi sento sempre piu' fuori posto.
Poi tirano fuori una specie di banjo e mi dicono che hanno mandato a chiamare uno che lo sa suonare; e' un giovane sui 16-18 anni con un sorriso di denti storti che attacca una specie di cantilena.
E sono 3 maschi a cantare (c'e' anche un ragazzino sui 13-14) mentre le donne ascoltano e la anziana annuisce.
Sono diverse strofe tutte simili, e nei visi dei 3 cantanti c'e' serenita', complicita', allegria; io mi lascio cullate da questa specie di ninna nanna ed osservo.
Non e' uno show, e' un momento bello, si cercano con gli occhi, stando cantando per loro; non sono un turista, sono un ospite.
Mi commuovo.
Quando dopo una decina di minuti concludono, si lascia spazio al silenzio.
La guida e' sorpreso anche lui e dopo uno scambio con il capovillaggio mi spiega che la canzone parla della storia del mondo e di come le genti si sono succedute nel tempo fino ad oggi.
Non hanno il testo scritto, lo tramandano da padre in figlio cantandolo.
La guida mi fa capire che lui non sapeva neanche dell'esistenza di questo testo.
Li ringrazio di avermi ospitato e chiedo alla guida di dire loro che sono onorato di essere stato con loro.
La donna anziana si avvicina, si siede vicina, mi prende un braccio e me lo alza, e' contenta di avermi li.
Io non capisco il gesto ma lo capiro' dopo, appena prima di risalire in moto, quando lo ripete essendo in piedi ed io riesco a ripeterlo a specchio; e' un saluto rituale.
Andiamo per risaie, altri villaggi, altri panorami, ma ho fatto indigestione degli occhi di quella donna e sono gia' pieno.
Questa e' la magia del viaggiare da soli, e di avere il tempo da potersi lasciare aperti agli 'imprevisti'.

Myanmar: verso la conclusione

Sono alla fine del viaggio in Myanmar e a Hpa-an mi sono fermato : da qui il 29 ho un giorno di bus per rientrare a Yangon, il 30 volo su Bangkok e da li dopo 3-4 ore ancora un volo per Vientiane, nel Laos.
Il 30 si chiudera' il capitolo Myanmar e si aprira' il capitolo Laos.
Mi fermo qui perche' non ha senso andare avanti, non c'e' tempo, e non ha senso affrettarsi a rientrare a Yangon, che ho gia visto e non merita altro tempo.
Domani colazione, mercato, lettura del libro, taglio di capelli, ozio, tramonto: viaggiare con i tempi lunghi ti permette anche di dedicare dei giorni al sano e salutare cazzeggio.
Certo la mente e' li che fa i conti che 1 di cazzeggio e 2 di trasferimento fanno 3 giorni "buttati" ma lasciamola fare, basta non dargli tanta importanza: e poi i 2 giorni di trasferimento sono inevitabili.
Queste sono proprio le occasioni in cui puo' scappar fuori la cosa imprevista ... chissa.
Comunque il Myanmar e' stata una bella scoperta: come tutte le cose molto desiderate, poi fanno fatica a soddisfare le aspettative ma qursta e' una mia responsabilita' con cui fare i conti.
Le cose piu' belle sono state quelle meno conosciute e poi la gente, questi sorrisi, questi occhi curiosi.
Oggi un mototaxi mi ha accompagnato ad un altra grotta distante piu di un ora da Hpa-an: solite statue all'ingresso e poi uno stretto budello scivoloso debolmente illuminato da candele che si snoda nelle viscere della montagna per un paio di centinaia di metri per raggiungere una grotta grande come una stanzetta con un paio di statue di Buddha e candele dei fedeli accese.
La mia guida inaspettatamente tira fuori da non so dove una candela, la accende, la mette di fronte alla statua e unisce le mani di fronte al petto nel saluto rituale: non lo ha fatto per me, o per farmi vedere qualcosa, lo ha fatto per se stesso.
All'uscita ci fermiamo in un laghetto di acqua termale calda a fare il bagno, con una quindicina di birmani dentro: mi guardano tutti sorridenti.
Un anziano non si trattiene: viene da me, mi si siede appiccicato, mi avvolge un braccio con i suoi, mi da dei colpetti sul braccio, mi guarda e mi sorride.
E' tutto pelle e ossa, il volto scavato, le nervature affiorano sul collo e sulle braccia, il solito betel che gli gonfia la guancia, tra un sorriso ed un altro dice qualcosa, non capisco; ma la struttura fisica e' come quella di mio nonno e come mio nonno i suoi occhi dicono molto di piu' di quanto dicono le sue parole.
E' contento che io sia li, come lo era mio nonno quando andavo a trovarlo, quando ho comperato la mia prima auto facendomi prestare i soldi da lui, quando gli raccontavo i miei successi o le cose che avevo fatto.
Come con mio nonno, anche oggi passava quasi tutto dagli occhi e dal sorriso: anche io lo guardavo negli occhi e sorridevo, immobile, annuendo, lasciandolo fare e assaporando il momento fino in fondo.
Spero di essere riuscito a ritrasmettergli un decimo di quello che lui ha trasmesso a me.

(foto: piantine di riso)

Myanmar: Hpa-an (foto)

Myanmar: Hpa-an (panoramica)

Myanmar: Hpa-an (Saddar Cave)


Myanmar: Hpa-an monastero Kyauk Lalap

Questo monastero con una trentina di monaci occupa tutta la piccilissima superficie di un isoletta da cui spunta uno sperone di roccia ...

Myanmar: Hpa-an (grotte)

Myanmar: Hpa-an

Purtroppo hanno abolito il vecchio e romantico barcone di legno a due piani che da Moulmein copriva la linea del fiume fino a Hpa-an, ma il viaggio di risalita si fa lo stesso con barche private, sempre di legno, destinate ai turisti (una barca ne porta 10-12).
La risalita e' molto bella; siamo in pianura e si passa di fianco a piccoli villaggi che si affacciano sul fiume, donne che lavano i panni o si lavano avvolte in un telo, bambini che giocano o si tuffano o gridano 'hello' dalla riva, scene di vita rurale molto belle.
Vecchie barche di legno che vanno e vengono, qualche pescatore; sulla riva a volte  alberi altissimi con fusti e chiome enormi, molto belli.
Poi il panorama cambia: dalla pianura emergono montagne calcaree, il fiume si insinua dentro ed improvvisamente cominci a chederti cosa ci sara' dopo la prossima curva, cosa si vedra' dietro questo gigante di roccia che stiamo costeggiando.
Benvenuti a Hpa-an.
La citta' in se per se non dice nulla ma la natura attorno e' strepitosa. Tra fiumi che scorrono lenti, isole ed isolette, risaie e vegetazione rigogliosa, giganti di calcare alti fino a 700 metri ... tutte le mie piu' fervide fantasie sulla bellezza della natura asiatica sono state superate da Hpa-an.
Chi ha presente la maestosita' della Monument Valley si immagini che al posto del deserto dell'Arizzona ci siano risaie, fiumi, laghi, alberi, palme, banani.
Le montagne sono calcaree, e quindi e' facile che si formino delle grotte o delle caverne.
I monaci hanno sempre ricercato le grotte perche' e' uno dei pochi posti in natura dove si puo' stare in meditazione in assoluto silenzio, senza neanche il canto degli uccelli o il suono delle foglie mosse dal vento.
Quindi da secoli queste caverne sono sempre state luoghi sacri ed alcune sono ancora tappezzate di antichi stucchi vecchi 1300 anni.
Ma la vera sorpresa e' la Saddar Cave: si entra in una caverna molto grande, statue di Buddha ovviamente, poi la grotta si stringe e diventa un budello dove camminare tra stalattiti e stalagmiti per un quarto d'ora per poi sbucare dall'altra parte della montagna, in uno stupendo lago circondato da roccia.
Qui i pescatori locali si sono organizzati e ti prendono sulle loro 'canoe' ricavate da un unico tronco di legno scavato e, pagaiando pagaiando, ti fanno passare di nuovo sotto la montagna, poi in mezzo alle risaie fino al punto di partenza.
Solo nella stagione secca, 3-4 mesi l'anno, si puo' fare questo giro.
La magia di Hpa-an e' difficile da trasmettere ma penso che sara' quella che mi rimarra' piu' impressa nella memoria.

Myanmar: Kyaikmaraw

Ieri sono andato a vedere la ennesima pagoda: ognuna e' diversa dalle altre, alcune trasmettono di piu', altre meno. Certamente lo stato d'animo personale del momento influisce molto sulle sensazioni che si hanno, ma oggettivamente alcune sono piu' ricche, alcune piu' sobrie, alcune piu' vecchie...
Questa era tutti specchi e soffitti lavorati e dipinti, e valeva l'avventura del viaggio. Per arrivarci ho preso un mototaxi fino alla periferia della citta' e poi pickup collettivo. Al ritorno mi sono fatto il viaggio sul tetto del pickup: presa salda sul tettuccio, e' fantastico correre in mezzo alle risaie con il vento nei capelli, la strada costeggiata da due file di palme da cocco altissime.
Sei sopra al mondo, dentro il panorama.

Myanmar: ma Buddha ...

Come dicevo, le statue del Buddha, per quanto vecchie possano essere, il 99% delle volte sono sempre stuccate e colorate, con volti disegnati con cura.
Quindi quando sulla guida c'e' scritto 'questa statua si dice abbia 2000 anni' significa che magari i mattoni sotto sono 2000 anni che sono li, ma 'il trucco' gli e' stato rifatto di recente: quando si perde la freschezza dell'immagine la rifanno, cosi come noi ridipingiamo i muri di casa.
Mi ricordo che in Laddack i monaci studiavano le proporzioni del viso umano ed avevano dei canoni molto severi per disegnare il volto del Buddha.
Forse questa cultura qui non e' arrivata, e mi ha fatto sorridere la domanda del mio amico campano: "Ma Buddha, e' ffemmena?".
In effetti, guardando molte statue, capisco che la domanda viene da farsela ...

Myanmar: Nwa-La-Bo

Stamane il programma e' piu' ardito: trovare in citta' il punto dove partono i bus o i pickup collettivi in direzione Yangon, montare su quello giusto, farsi scendere al posto giusto (Nwa-la-bo, 20km circa) per poi salire a questo templio che e' una specie del Golden Rock. E ritorno.
Parlassero inglese pure pure, invece bisogna accontentarsi di molti gesti, tanti sorrisi, buona volonta' e due parole: bus e Nwa-la-bo.
Ma loro sono fantastici e disponibili, quindi ...
Trovato il punto di partenza, c'e' un pickup collettivo che aspetta di essere pieno per partire ed alla parola Nwa-la-bo il ragazzino fa cenno di salire.
Il pickup collettivo e' un pickup al cui cassone dietro sono state applicate 2 panche di legno ai lati ed a cui e' stata montata una intelaiatura che fa sia da tetto che da piano da carico rialzato.
A pieno carico dentro ci stipano anche un 25-30 persone, 4-5 appesi al predellino dietro, 7-8 sul tetto: le donne stanno dentro e non le fanno arrampicare sul tetto.
Partiamo e comincia a caricare persone, pentoloni, sacchi, borse della spesa, pezzi di motore.
Ma la gente e' incuriosita, guarda e alcuni ridono: oltre la domanda 'da dove vieni' non sanno chiedere in inglese, ma e' comunque un contatto; il resto lo si capisce con la lingua dei segni e la disponibilita', tipo 'dove vai' 'ti piace il Myanmar'.
Il ragazzino che smista la gente ed aiuta a caricare e' premuroso, si assicura che io stia comodo, poi ad un certo punto il pickup si ferma e lui fa segno di scendere.
Come a Golden Rock (da adesso la abbrevio in GR), per salire a Nwa-la-bo c'e' solo il camion ma la stazione di partenza non ne ha a decine come GR, ma solo 2 o 3.
Infatti nonostante sia domenica non c'e' nessuno, ed i miseri 2 o 3 posti dove vendono cibo, bibite e snack sono desolatamente deserti.
Atmosfera messicana, tutto e' fermo, il camion e' vuoto, l'autista steso sulla sdraia, chiedo e mi dicono che parte tra un ora: mi metto seduto e aspetto.
Tempo dieci minuti arriva chiassoso un piccolo bus scassato che scarica una quarantina di mamme, bambini, ragazzi e ragazze giovani, donne anziane.
E' chiaro che si conoscono tutti, sembra il bus della parrocchia dove le donne hanno lasciato a casa i mariti e sono partite in gita.
Come per magia tutto si anima, subito ci si imbarca sul camion e si parte.
E' chiaro che desto curiosita', capisco che si fanno le battute anche perche' sono tutte donne e contrariamente a loro io non ci sto' con le gambe e devo stare seduto tutto storto.
C'e' una bimbetta con il vestito giallo che e' stata tutto il tempo girata a guardarmi, con il viso tutti occhioni e sorriso.
La salita e' ancora piu' ripida di GR ed il camion arranca su due piccole strisce di cemento su salite e discese ancora piu' impervie; questo posto e' visitabile solo nella stagione secca, perche' come inizia a piovere il camion non ce la fa piu'.
La comitiva scherza, gridano per gioco alle curve improvvise, alle arrancate, nei discesoni, come alle montagne russe.
Il camion si perde dentro valli e crinali verdi ed aggredisce la montagna fino alla cima: anche qui si parla di massi in bilico ma l'area della montagna che e' stata 'civilizzata' attorno ai massi e' tutta altra cosa rispetto a GR, se quello era enorme e pieno di negozi e bancarelle come S.Pietro a Roma questo e' piccolo e modesto come una chiesetta di campagna. Se i visitatori a GR erano 1000 (piu altrettanti venditori) qui i visitatori sono 40.
Ma anche se avevo intravisto bei panorami salendo non ero preparato all'impatto della vista da in cima al templio: un balcone sul verde che a destra e a sinistra degrada fino a pianure coltivate e risaie ed a 2 fiumi puntinati di isolette che confluiscono, poi ancora pianura, collina e montagne.
Bellissimo, sicuramente uno dei panorami piu' affascinanti mai visti nella mia vita rovinato solo dalla foschia e dal cielo coperto.
A differenza di GR, qui i massi in bilico sono 3, uno sopra l'altro.
Non sono giganteschi come GR, ma 3 sufficentemente grandi uno sull'altro sono un mistero difficile da accettare per una mente razionale.
I bambini mi gironzolano attorno curiosi, capeggiati da 'vestito giallo'; dicono 'hello' e sorridono, e lo stesso faccio io.
Ad un certo punto ne ho 5-6 attorno e una delle mamme grida loro qualcosa; loro sono un po incerti e poi capisco che forse vogliono che io faccia loro una foto.
Come faccio il gesto per chiedere se volevano una foto li vedo sorridere tutti insieme ed in meno di un secondo me li trovo tutti in gruppo in posa.
Scatto e poi faccio loro vedere la foto, e ad uno ad uno indico il loro viso sulla foto; sono contenti e gridano di felicita'.
Tempo mezzo minuto arrivano 2 mamme che mi fanno capire di fare la foto anche a loro; ed anche a loro faccio vedere la foto.
Ridono e scherzano tra di loro, dicono 2 cose hai bambini e questi uno ad uno, fieri e contenti, vengono a stringermi la mano ed a regalarmi un sorriso.
Posto magico, Nwa-la-bo!

Myanmar: Moulmein

Continuando a sud della Golden Rock si arriva a Moulmein, una cittadina dal passato coloniale e dall'atmosfera decadente.
Situata sulla foce di un fiume, non si capisce se quello che lambisce la citta' e che la separa dalla grande isola di fronte sia il mare o il fiume.
Le due pagode sulla cima della collina che sovrasta la citta sono carine ma non spettacolari come lo e' il tramonto visto da li.
O come lo e' l'atmosfera, magica, raccolta, pochissimi turisti o locali, prevalentemente monaci che si prendono cura del posto.
Non c'e' niente da fare, i templi attivi hanno un che di magico solo se sono semideserti, altrimenti si perde il fascino.
Una bella escursione di un giorno e' stata andare al molo delle barche 'non turistiche' e salire con i locali su un vecchio barcone da carico di legno che solo quando e' stato stracolmo di sacchi, bidoni, donne con la spesa, motorini, balle e 2 italiani (ho agganciato un campano che parla poco inglese) si e' avviato lento verso l'isola.
Il barcone evoca atmosfere alla Corto Maltese e meriterebbe un posto al museo: affascinanti tavoloni arsi e consumati che raccontano storie di altri tempi, timoneria a prua tutta a vista, catene arrugginite e sensazione che tutto stia su per miracolo, tenuto insieme dal fil di ferro.
Il capitano con barba e capelli bianchi, robusto e sorriso cordiale, incarna perfettamente il personaggio.
A bordo l'atmosfera e' allegra, quasi giocosa, si parla, si scherza, chi mangia, chi fuma.
Arrivato all'isola assoldo un mototaxi che per 4 ore mi scorrazza per un anello di 50 chilometri attraverso i villaggi degli abitanti dell'isola.
La vegetazione e' strepitosa e la mia guida di 72 anni (ma un energia, il sorriso ed un allegria di un cinquantenne) mi introduce ai diversi tipi di palme, agli alberi della gomma, alle risaie.
Sempre nel sedile dietro del suo motorino siamo andati, villaggio dopo villaggio, dal costruttore di cappelli a cono, tutti fatti con pezzi di cocco, palma o altre fibre vegetali, i cordai che fanno le corde con il cocco, gli artigiani che costruiscono pipe in radica e quelli che fanno le lavagnette per la scuola dei bambini (all'inizio non gli fanno usare i quaderni, costano...).
Entrando nelle case di legno e paglia, quasi tutte fatte a palafitta, ho sempre trovato gente semplice che ti accoglie con dignita' e curiosita'.
Gente stupenda, non si sentono ne piu' ne meno di noi, spesso sono curiosi perche' 'noi' siamo diversi.
I bambini che ovunque ti salutano e fanno ciao con la mano, con sorrisi veri e genuini, a volte sono commoventi.
E poi vedere come dalle gocce raccolte dagli alberi della gomma si arriva a fare gli elastici, con un processo interamente manuale ...
Bella giornata, bella esperienza, conclusa con un fantastico tramonto.

venerdì 22 novembre 2013

Myanmar: come e' piccolo il mondo

Oggi ero appena arrivato ad un hotel per chiedere se avevano camere libere e il manager dell'hotel, dopo che aver saputo che ero italiano, ha preso il giornale birmano e mi ha fatto vedere un articolo (in birmano) sulle inondazioni ad Olbia ed in Sardegna, con tanto di foto.
Come e' piccolo il mondo ..
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(foto: lago Inle)

Myanmar: Golden Rock (foto)

Myanmar: Golden Rock

Una delle stranezze di questo fantastico mondo e' proprio questa: un enorme masso dipinto d'oro in un improbabile equilibrio su un dirupo, in cima ad una montagna.
Si dice che sia in equilibrio grazie ad un capello del Buddha contenuto nel piccolo stupa costruito sopra il masso.
Golden Rock (in realta' loro la chiamano con un altro nome abbastanza difficile da scrivere e pronunciare) e' meta di pellegrinaggi essendo uno dei posti sacri che un buon fedele birmano deve visitare almeno una volta nella vita.
Dal piccolo villaggio a valle parte un sentiero costeggiato da due ali di bancarelle che mano a mano si diradano e poi il sentiero prosegue nel bosco: in circa 6 ore si arriva in cima alla montagna.
Ma anche i pellegrini oramai non camminano piu e si affidano a dei camion con delle panche sui pianali scoperti che sono gli unici che possono affrontare le salite ripide e che pero' partono solo quando sono stracolmi di viaggiatori.
Se pensate di stare stretti in metropolitana a Roma nelle ore di punta non avete provato questo.
In salita si spera che le ridotte riescano ad aggredire le curve ripide, in discesa si prega che funzionino i freni.
Ma perche' perdere tempo a preoccuparsi quando si puo' ammirare questa splendida vegetazione?
Da sopra la montagna si gode di un panorama magnifico su distese di verde e sulla pianura, giu in fondo.
In giro ci sono altri 2-3 massi in equilibrio ma mai cosi grossi e non cosi in bilico.
Come tutti i santuari, solo gli uomini si possono avvicinare ad applicare le foglioline d'oro.
Ma piu che un posto di preghiera sembra un posto da scampagnata: c'e chi prega, chi fa offerte, chi fa picnic, chi si fa le foto di fronte al masso, compresi i monaci.
E bancarelle, e ristoranti.
Approposito ... scena vista al ristorante: tavolata di turisti, dall'abbigliamento americani.
Un signore di mezz'eta con il cappello da cow-boy e macchina fotografica con teleobiettivo tutto sbilanciato in avanti cerca di fare un primissimo piano ad un monaco ad un paio di metri mentre il monaco sta fotografando lui e quelli della tavolata con il tablet.
        :-)
Invece carina una partita 3 contro 3 di una specie di pallavolo ma giocata solo con piedi e testa.
Gli uomini a torso nudo si avvoltolano il longyj a fare una specie di pannolone, per avere le gambe libere.
C'erano dei monaci a guardare e ad un certo punto la squadra che ha perso e' uscita ed e' entrata una squadra di 3 monaci giovani: erano anche bravi, si vedeva che ci sapevano fare!
Beh, bel panorama, il masso e' un affascinante mistero della natura, il resto e' un simpatico spaccato della natura umana.
E sono contento di esserci stato.

Myanmar: cambio di livello

Ci sono degli avvenimenti nella vita che ti cambiano, e dopo non sei piu' lo stesso.
In un viaggio e' la stessa cosa, arriva un momento che cominci a sentirti parte del territorio che stai esplorando, che ti rendi conto che hai perso un velo che ti teneva un po distaccato da quello che ti circonda.
Sei piu' "dentro".
Penso che il tempo sia soggettivo, io di solito ci metto circa 2-3 settimane; infatti oggi mi sono reso conto che entro nei coffee shop con disinvoltura, e con la stessa serenita' ho pranzato in tipo di 'posto' da cui mi sono tenuto alla larga fino ad ora (tra l'altro un buon biryani, che non avevo trovato fino ad ora).
Ed anche con la gente, con le decisioni sulla rotta da fare, con il lasciarsi andare.
Sono al sud, Kinpun, punto di partenza per la Golden Rock, una rotta meno battuta dai turisti che di solito fanno mordi e fuggi da Yangon.
Nell'autobus di linea che mi ha portato qui ero l'unico occidentale ed ho faticato a trovare qualcuno che parlasse un briciolo di inglese per far capire dove dovevo scendere, in modo che mi avvisassero. Ma c'e' disponibilita', attenzione e cura.
Per un momento, dopo sceso dall'autobus e salito su una moto che mi fa da taxi per portarmi a 15 km di distanza, mentre andavo mi rendevo conto di quanto fossi affidato a questa gente che mi fa salire, scendere, mi prende e mi porta chissa dove, con la speranza che io mi sia spiegato e che loro abbiano capito.
Ma durante il viaggio in moto, con il vento tra i capelli, che panorami ...

Myanmar: si, viaggiare ..

(.. evitando le buche piu dure ..)

I bus di linea si stanno rivelando una fonte di piacevoli sorprese: e' un modo di farsi trasportare nel territorio, guardare un documentario comodamente (?) seduti.
Partenza da Bago verso la Golden Rock: il moto taxi dall'albergo mi scarica in un punto sulla strada principale con delle tettoie malandate, solo ragazzi birmani in attesa, fumano, scherzano.
Mi liberano l'unica sdraio che c'e', mi fanno accomodare, posto d'onore.
Aspetto mentre la strada lascia passare auto, bus, moto, biciclette, bici con carrozzini laterali che fanno da taxi a pedali, pick-up collettivi stacolmi di umanita'.
La gente si sposta, sembra un formicaio in piena attivita'.
Uno dei ragazzi ferma un bus in arrivo, ma non mi degna di uno sguardo: evidentemente non e' il mio.
Poi ne ferma un altro e mi fa cenno, mi giro per prendere lo zaino ma ci si sono gia' fiondati in due, mi fanno cenno di lasciar perdere e di salire.
Boh .... salgo: il ragazzo che fa da bigliettaio senza neanche chiedermi il biglietto (tanto non parla inglese) mi guida in fondo al bus, dice in birmano ad una coppia di spostarsi e mi piazza: per adesso ho 2 posti tutti per me.
Sono l'unico occidentale, forse mi trattano con riguardo, forse sono grande il doppio di loro ed i posti sono mignon ... forse sono uno dei pochi che ha prenotato (e pagato) un posto sicuro.
Solite canzoncine a tutto volume, cosi mentre il bus esce dalla citta' metto le cuffiette.
E cosi mentre scorrono le case con i tetti di lamiera e le baracche di legno che vendono di tutto lungo la strada, la voce calda e suadente di Bebel Gilberto mi riporta in Brasile, e per un attimo i panorami, le palme, i banani, le baracche, il colore della pelle sono quelli brasiliani, quelli di altri viaggi, di altre avventure, altre emozioni, altri ricordi.
Ma le scritte ovunque sono incomprensibili, gli uomini indossano il longyi (un telo largo al posto dei pantaloni; come una gonna lunga), le donne si cospargono il viso di una polvere chiara per proteggersi dal sole, e le vesti bordeaux dei monaci mi riportano qui, ora.
Il bus corre nelle campagne, e tocca alle note dei Radiodervish portarmi sulle sponde del mediterraneo mentre fuori le baracche lungo i fiumi regalano scorci da cartolina con i loro graticci dove il pesce e' steso a seccare al sole.
Il vento entra dal finestrino carezzandomi il viso e ad ogni fermata odori di curry e polvere entrano insieme ai richiami dei venditori ambulanti che propongono le loro merci.
E poi donne che trasportano ceste sulla testa, con il loro andamento fiero e sensuale e monaci che si riparano dal sole con il lembo della loro tunica.
Mi sento allegro, leggero, spensierato grazie anche a Caetano Veloso e la sua voce inconfondibile.
Le campagne coltivate, con i carretti trainati dai buoi e le donne che mietono a mano, accucciate sotto i tipici cappelli a cono, lasciano spazio alle cittadine dove bambini in uniforme escono allegri dalla scuola, ogniuno con la sua vaschetta di metallo per il cibo in mano, e vanno verso le mamme che li aspettano.
Qualcuno apre l'ombrello: non e' perche' piove, ma per proteggersi dal sole.
Come spesso succede, il viaggio e' altrettanto importante della meta del viaggio stesso.

(foto: particolare di uno stupa, lago Inle)

Myanmar: i Buddha distesi

Essendo difficile costruire in altezza, ed essendo terra soggetta a terremoti, a volte sono stati fatti dei Buddha distesi lunghi decine e decine di metri.
Anche quelli che hanno migliaia di anni sono stuccati e ridipinti, quindi hanno il sapore di moderno (sempre kitsch).
Quello della foto e' stato finito nel 2002, ma non e' esteticamente molto diverso da quello del 1500 che si trova a qualche centinaio di metri e che pero' e' oggetto di venerazione.
Questo e' lungo 75 metri, dalla testa ai piedi ...

martedì 19 novembre 2013

Myanmar: kitsch a Bago

Alcune volte arrivi in un posto, prendi la guida e leggi che dentro magari c'e' una statua di teak di Buddha che ha mille anni, entri trepidante e scopri che la statua e' ricoperta di gesso dipinto ed ogni tanto gli rifanno il trucco...
Il risultato e' che a volte sembra di essere alla fiera del kitsch.
Un po di esempi di Bago.

domenica 17 novembre 2013

Myanmar: venerare i 5 Buddha

All'interno del lago Inle c'e' la Phaung Daw Oo Paya, una pagoda che ospita 5 antiche statuette del Buddha che oramai, a forza di essere ricoperte di foglie d'oro applicate dai fedeli, sono diventate degli ammassi informi.
Una volta all'anno le 5 statuette vengono collocate su una apposita chiatta (molto bella e sontuosa) e portate in processione per il lago; chi ha avuto modo di vederla ne parla in modo entusiasta.
Io mi sono avvicinato alle statuette, per toccarle c'e' da fare a spintoni con quelli che vogliono applicare le foglie d'oro.
Le donne pregano in disparte: il cartello dice LADIES ARE PROHIBITED ...

Myanmar: il lago Inle (foto)

Myanmar: il lago Inle

Una delle destinazioni immancabili, tra le piu' suggestive: il lago e' lungo circa 22km e largo 11, ma visto dall'alto sembra molto piu' piccolo perche' molte zone sono paludose e sembrano praterie, campi coltivati e case attraversate da canali.
Invece e' tutta palude, i villaggi sono su palafitte, gli orti galleggianti.
Il mezzo di trasporto sono delle barche lunghe tipo gondola con rumorosissimi motori.
L'esplorazione e' affascinante: si incontrano pescatori, raccoglitori di alghe, contadini che si spostano sulle loro imbarcazioni basse sull'acqua.
I villaggi su palafitte sono suggestivi: oltre che verdure, le comunita' producono stoffe, terrecotte ed altri prodotti artigianali.
Una curiosita': producono un filo partendo dai gambi dei fiori di loto (procedimento manuale a bassissima resa) che tessuto da una stoffa leggerissima ma resistente.
Roba da sceicchi arabi...

sabato 16 novembre 2013

Myanmar: il Luna Park

Tralasciando la descrizione delle bancarelle del cibo, che fra fritti e frattaglie non saprei descrivere, altro pezzo forte e' stato il Luna Park.
La cosa che mi ha subito colpito da lontano e' stata "guarda guarda, hanno anche loro le ruote panoramiche".
Poi entrando nel luna park sono stato piu preso dalle giostrine dei bambini, con macchinine antidiluviane appese ad aste in alto alla giostra che veniva fatta girare a spinta dal giostraio.
C'erano anche 2 bascule tipo "galeone" che, avendo bisogno di molta energia per andare avanti, ed erano alimentate da rumorosi motori a scoppio.
C'era il posto per farsi le fotografie di fronte alle sagome in costume ed un paio di tristi spettacoli con gli animali, perlopiu' scimmie ammaestrate.
C'erano 2 gonfiabili per i bambini piu piccoli con pupazzi che assomigliavano fortemente a Topolino e Co. e che mandavano a tutto volume una versione birmana di GangnamStyle.
E le silenziose ruote panoramiche illuminate al neon; ad un certo punto vedo che ci sono dei ragazzi arrampicati dei raggi della ruota che si muovono saltando da un raggio ad un altro.
Penso ad un gioco di ragazzi, tipo quelli che saltano sui tetti dei vagoni dei treni.
Ma ...
... anche l'altra li ha ... e si muovono in armonia ... e guardandoli in azione capisco che sono loro che, spostando abilmente il loro peso o appendendosi ai dondoli fanno partire, girare e fermare la ruota!
Sono 6 per ruota, non si parlano, hanno l'abilita delle scimmie e la precisione degli esperti.
Il primo che mi parla ancora di sicurezza lo lego ad una sedia e con gli stecchini negli occhi tipo "Arancia Meccanica" lo costringo a vedere 15 ore di diapositive su come si lavora su impalcature alte decine di metri fatte solo di bambu' e spago, e come ci si cammina sopra a piedi nudi...

Myanmar: Baloon Festival di Taunggyi

Questo post si poteva anche intitolare "S.P.Q.B. - Sono Pazzi Questi Birmani".
Ieri sera sono stato al Baloon Festival di Taunggyi: una volta l'anno, in occasione di una festivita religiosa buddhista che si tiene, guardacaso, in occasione di una certa luna piena, in un altopiano sopra Taunggyi si svolge questa manifestazione dove vengono fatte volare delle mongolfiere.
Gli aspetti di contorno potrebbero essere anche interessanti e folcloristici, ma non e' facile capirne i contori: mi sembra di capire che ci sono dei gruppi locali che costruiscono queste mongolfiere ed in qualche modo si sfidano in questa attivita'.
C'e' anche un significato simbolico: come in tutti i rapporti con il divino, anche questa e' un 'offetta'.
Infatti le mongolfiere sono senza conducente, quindi 'a perdere'.
Arrivo verso le 20, la manifestazione si svolge anche di giorno ma il pezzo forte e' la notte.
C'e' un campo  grande come 2-3 campi da calcio e tutto intorno bancarelle che vendono prevalentemente cibo: atmosfera da festa della birra, con qualche solita bancarella di magliette particolari, tatuaggi, DVD copiati, palloncini... e Luna Park.
Non so quante persone ci fossero a mezzanotte, 20-30.000, una bolgia incredibile ed ho contato solo 6 faccie occidentali (la festa richiama pubblico Birmano che viene da fuori per vederla).
Tralascio il Luna Park che merita un post a se; l'atmosfera e quella della festa di paese, molti giovani, fidanzati, amici, famiglie, molto alcool e molta eccitazione.
Infatti dopo un po comincia a gonfiarsi un pallone un mezzo alla folla che incoraggia esaltata.
E qui sta il bello: i palloni sono fatti un po a forma di lattina, alti una trentina di metri e larghi una ventina, vengono gonfiati al momento e fatti alzare in cielo.
Ma ...
Ci sono 2 tipi di palloni: quelli con le candeline e quelli con i fuochi di artificio.
Quelli del primo tipo hanno centinaia di candeline accese attaccate tutto intorno al pallone a formare disegni e scritte e una volta sollevati da terra sollevano anche delle grosse reti metalliche alle quali sono agganciate altre candeline a formare altri disegni.
Sono molto coreografici e spettacolari, mai vista una cosa cosi; e' bello vedere il pallone diventare un punto luminoso sempre piu piccolo e confondersi con le stelle.
Ma la vera follia sono quelli con i fuochi di artificio: non hanno candeline sul pallone ma sollevano una gabbia di rete leggera sulla quale sono agganciati i fuochi di artificio la cui miccia viene accesa come ultima cosa prima di affidare il pallone alla notte.
Dopo una ventina di secondi i fuochi cominciano a sparare, prima lenti e poi sempre piu' intensi e continuano, mentre il pallone sale nel buio.
Lo spettacolo e' affascinante: i fuochi sono prevalentemente puntati orizzontalmente e qualche volta verso il basso, verso la gente, in modo da non colpire mai il pallone che porta lo spettacolo sempre piu in alto.
Anche questo tipo di pallone e' bello vederlo sparire nella notte, anche se piu' il pallone sale piu i fuochi sono lontani e quindi piccoli, fino a diventate piccolissimi lassu' nel cielo.
Bello vero?
Ma ...
Il bello e' quando qualcosa va storto, e la nonna diceva che a giocare col fuoco ci si scotta.
Una candelina ha dato fuoco ad un pallone mentre saliva, e' incendiato e precipitato con candeline e rete, cadendo apparentemente fuori della zona del festival.
Anche un fuoco d'artificio ha colpito il suo pallone quando era oramai a mezza altezza, ed anche questo e' precipatato fuori zona.
Ma in un altro improvvisamente, ad un paio di centinaia di metri di altezza, ha preso fuoco tutta la gabbia facendo un unico gigantesco fuoco d'artificio che ha sparato sulla folla sotto ed ha fatto precipitare il pallone in fiamme sopra la festa.
Per fortuna ha preso una zona marginale dando fuoco ad una capanna, ma ha evitato il luna park di poco.
Insomma, giochino molto bello ma molto pericoloso.

Myanmar: verso il lago Inle

Ieri e' stata una giornata di trasferimento davvero particolare: avevo concordato con l'albergo di Mandalay che prendevo un taxi per il lago Inle condividendolo con altre persone; non sapevo che gli altri erano locali e nessuno parlava inglese, nemmeno l'autista.
Partiamo alle 8, il taxi mi aspetta fuori dell'albergo, il primo cliente si e' gia preso il posto davanti, io salgo dietro e andiamo a prendere una mamma con un frugoletto di un anno.
Tutto il viaggii e' stato buonissimo, anche perche' ogni tanto lei lo attaccava al seno e via andare.
Dopo mezzoretta tiriamo su anche un ragazzotto in camicia lunga e giubbotto di pelle (io sudavo per lui) e ci assardiniamo in 3 + il frugolo nel sedile posteriore.
Il viaggio e' stato lungo piu di 7 ore ma molto intrressante: subito usciti dalla citta erano per lo piu stradine dove quando si incrociava un altro mezzo ci si spostava a destra e si mettevano le ruote nella ghiaia o nella terra, poi si rientrava (che peli...).
Alcuni bivi erano segnalati (in birmano) altri senza alcun segnale: e noi via per le campagne, le zone incolte, i boschi, le montagnie.
Abbiamo fatto una prima sosta per il rifornimento: in una casupola in mezzo al nulla con una 'taverna' dalla quale esce un ragazzino con una tanica di gasolio e un rudimentale filtro nel quale lui agutava allegramente con la mano.
Gasolio spruzzato ovunque...
Prima di ripartire il conducente controlla che tutto sia apposto: sul portapacchi della macchina c'e' un serbatoio metallico da cui parte presumibilmente acqua che attraverso un tubicino che corre sul montante del parabrezza entra nel vano motore e va a gocciare in un punto ben preciso.
A cosa serva non lo so, so solo che 3 ore dopo, in piena salita di montagna, nel nulla, si ferma imprecando (sempre in birmano) e preoccupato comincia a soffiare nel tubicino intasato.
Ecco, la sensazione di abbandono nelle mani di perfetti estranei con cui non riesci neanche a comunicare.
Panorami bellissimi, pochissime case sparse, rari villaggi: ad un certo punto arriviamo in una zona dove la terra e' tutta lavorata a riquadri di colori diversi, dove c'e piu attivita'.
E allora gruppi di carretti di legno trainati dai buoi e scene bucoliche di battitura dei cereali sul campo, e lancio in alto delle granaglie per far togliere al vento la pula.
Arrivato fisicamente stanco, ma che viaggio!!!

mercoledì 13 novembre 2013

Myanmar: venerare il Buddha

Premetto che, anche se la sento a me vicina, conosco poco la cultura buddhista, non conosco le differenze tra il buddhismo praticato in Myannar ed il resto del mondo e prendo solo spunto da quello che vedo qui in questi giorni per una riflessione.
Ci sono milioni di statue di Buddha ovunque, alcune sono antiche e piu "speciali" ma molte sono moderne, e tutte sono oggetto di culto.
Si offrono fiori, frutta, ombrellini, acqua, soldi ... diverse cose: si offre per avere fortuna, protezione, salute, acquisire "meriti" ...
L'offerta e' un modo di connettersi con il "divino".
Un altro tipo di offerta che si fa' su alcune statue "speciali" e' quella di applicare una fogliolina di oro (vero) sulla superficie della statua, in modo che con il tempo venga ricoperta d'oro.
Queste foglie d'oro vengono realizzate da dei negozietti che realizzano queste sottilissime lamine di metallo prezioso a mano: il lingotto viene passato in delle presse meccaniche ma poi il procedimento richiede quasi 7 ore di martellate manuali per raggiungere un tipo di sottilezza inpensabile con le macchine (dicono).
Ora a Mandalay c'e' una statua che, nel tempi, ha accresciuto in alcuni punti il suo spessore di oro di 15 centimetri ...
La statua e' soggetta ad una vera e propria venerazione mistica, percepibile e tangibile.
Ma solo gli uomini possono applicare le foglie d'oro alla statua, alle donne non e' concesso neanche entrare nella stanza dove la statua e' collocata.
Possono mettere le foglie d'oro insieme ai soldi nella cassetta delle offerte, pensera' un guardiano ad applicarle: e non e' solo una caratteristica di Mandalay.
Il primo pensiero e': paese che vai, usanza che trovi...
Ma la mente ... se inizia a spaziare chi la ferma?
In Italia parliamo tanto di eguaglianza tra uomini e donne, e va sempre a finire che "e' colpa dell'uomo che discrimina la donna".
Mi spiace, ma sono sempre piu' convinto che sono le maggiori religioni riconosciute (incluso il cattolicesimo) che, venendo tutte dallo stesso ceppo asiatico (e quindi attingendo e copiando l'una dall'altra), discriminano tutte la donna: sono le religioni che hanno formato, con il tempo, la stessa cultura nei popoli.
Prendete gli indiani d'America, che non hanno nulla a che fare con le maggiori religioni, e scoprirete che la donna aveva un ruolo principale nella vita sociale.
Certo, prendersela con la propria religione e' impensabile, e' un tabu, non si fa ... e se poi una volta morto ... no, no ...
... prendersela con gli uomini e' piu' facile...
"Ma sono gli uomini che hanno fatto le religioni, quindi e' giusto prendersela con gli uomini".
No, le religioni stanno in piedi perche', ci sono i fedeli: accettare una religione che discrimina tra uomini e donne significa accettare e alimentare la discriminazione.
Come puo' esserci eguaglianza tra gli esseri umani quando ci insegnano che non c'e' eguaglianza davanti al 'divino'?
Niente fedeli, niente religione, niente diseguaglianza ...
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(foto: Mahamuni Paya, le donne siedono in preghiera di fronte la finestra della stanza in cui e' custodita la statua del Buddha mentre gli uomini applicano foglie d'oro alla statua)
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Myanmar: i monasteri in teak di Mandalay

Una piacevolissima meta sono stati 3 monasteri, tutti realizzati piu o meno a meta' 800, interamente in teak.
Sono delle enormi palafitte di tronchi con tetti a pagoda che pero' sono decorati interamente ad intarsio, con dei lavori di guglie, di porte, di trafori che sono un amore.
3 monasteri, 3 momenti diversi: nel piu' bello e ricco (originariamente era dorato) mi sono lasciato stupire dalla bellezza, anche se disturbata dalla presenza di altri turisti e dal rumore del traffico.
In un altro, meno bello del primo ma in una stradina dimenticata, la magia del silenzio e della semisolitudide mi ha regalato dei bei momenti, seduto in silenzio, semplicemente li.
L'altro ancora, anche lui non all'altezza del primo, ha una parte che viene usata come scuola per i piccoli monaci.
Calpestare a piedi nudi i tavoloni di teak arido e rugoso, respirare profumi di legno, ascoltare la cantilena dei bambini che recitano l'ABC birmano ... e' meno bello?

Myanmar: Mandalay

Mandalay e' una citta' che forse e' piu famosa di quello che merita.
Il nome evoca sogni di Asia lontana ma e' una grande citta' caotica.
Ad ogni modo, includendo alcuni paesini vicinissimi, un paio di giorni li merita: ci sono un paio di monasteri di meta' 800 interamente realizzati in teak con una profusione di intarsi che sono meravigliosi, il Palazzo Reale, una serie di pagode (che sicuramente pagano anche lo scotto di essere viste dopo altre cento) e un chilometro e mezzo di ponte, che attraversa un lago, fatto interamente in teak (U Bein' Bridge ad Amarapura, il piu lungo del mondo).
Sono stato sul ponte al tramonto, un momento insieme all'alba in cui c'e molta gente che passeggia e fa' foto.
Il tifone ha appena lasciato la sua scia di morte e distruzione nelle Filippine, mentre qui regala tramonti insperati.
La vita: con una mano prende, con una mano da.

lunedì 11 novembre 2013

Il Potere della Musica

E' incredibile il potere della musica, la sua capacita' di agire sul nostro umore, sulle nostre emozioni, evocare ricordi e creare momenti a volte unici e inspiegabili.
Sono sul bus che mi portera' a Mandalay, e per evitare le canzoncine locali trasmesse dal video metto le cuffiette e scelgo come compagno di viaggio Einaudi, In a Time Lapse, un cd che non ho ancora ascoltato.
Le cuffiette si regalano pianoforte e violini mentre fuori il bus corre allegro nelle campagne birmane, tra campi coltivati, rare capanne e vegetazione tropicale dove le palme svettano orgogliose verso il cielo.
Ad un certo punto parte un crescendo ritmato e irrefrenabile ...
... violini e tamarra nelle orecchie
... palme negli occhi
... il cuore si gonfia
... un nodo nella gola
... una lacrima tra le palpebre
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Guardo il titolo del pezzo: "Experience" ...
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domenica 10 novembre 2013

Myanmar: viaggio con Oscar

La sera quando sono arrivato a Bagan mi ha subito beccato un tizio che mi ha rifilato un carrettino trainato da un cavallo per portarmi alla guesthouse.
E ho sentito qualche frase tipo "questo e' Oscar" "ti piace Oscar" ... quando poi sono sceso, il conducente mi ha detto che se volevo andare in giro per Bagan mi portava lui con Oscar.
Lo saluto e penso che sia lui che quelli che ho incontrato erano affezionati al cavallo che presumibilmente si chiamava Oscar ...
Non avevo fatto i conti con la pessima pronuncia inglese dei burmani che tralascia tutte le lettere che 'suonano' poco, per cui il carretto da "hOrSe CARt" diventa "Oscar" ...
Beh, oggi mi sono affittato un Oscar per tutto il giorno che mi ha scorrazzato per i templi piu importanti tra quelli dell'area dove sono: passo lento, conduttore cortese che sapeva quello che faceva.
A pranzo mi ha chiesto cosa volevo mangiare, se andava bene birmano mi portava lui ...
Andiamo, dico io.
Arriva un piatto di riso bianco, un piatto di insalate fresche miste, una ciotola di zuppa del giorno (e questa e' la base fissa di ogni pasto) e 13 piattini e ciotoline di carni e verdure e condimenti diversi!!!
Se non bastava il riso c'era anche la ciotolona per prenderne altro.
Come non assaggiare tutto, prima di decidere cosa mangiare poi?
Al termine come dessert altre 3 cose: un barattolo con dei pezzi di cioccolata speziata, una ciotola con tre cose muschiate dall'aspetto poco invitante e una banana.
Ma ero gia' sazio.
Stasera il mio stomaco non ne vuole proprio sapere ne di spezie ne di sapori orientali: sto invecchiando, 15 gg lontano da casa e gia sogno la cucina italiana!
Resisto e non ordino ne pizza ne spaghetti, che sono su molti menu, ma un pollo alla griglia e patatine fritte me lo sono goduto...