giovedì 6 marzo 2014

- fine -

Un film finisce con la scritta "The End" ed i titoli di coda, un videogioco con un "Game Over" lampeggiante, un libro con i ringraziamenti, un ghiacciolo buttando via lo stecco.
E come finisce un blog?
Teoricamente un blog dovrebbere essere uno strumento di comunicazione costante e senza fine, ma questo e' un blog finalizzato ad un viaggio che si e' concluso, e quindi nasce l'esigenza di fermare anche il blog collegato.
Anche se avevo delle perplessita' iniziali, per me scrivere questo blog e' stato un esperimento molto importante; mi ha richiesto di portare piu' attenzione su quello che mi capitava, sulle mie emozioni, mi ha richiesto di fermare i pensieri per ritornarci sopra, pulirli, raffinarli.
Mi ha tenuto compagnia, nelle molte sere in cui non c'era altro da fare che ritirarsi in camera, ed e' stato anche un interessante esercizio di scrittura, cosa nuova per me.
Mi ha permesso di appuntarmi cose che la memoria sta' gia confondendo, mi ha permesso di condividere momenti con le persone care, di gettare nuovi ponti di comunicazione.
Voglio ringraziare le persone che hanno avuto la pazienza di viaggiare fisicamente con me (condividendo stanze, pasti e posti in bus), tutti quelli che hanno avuto la pazienza di arrivare a leggere fino a qui (e viaggiare attraverso questo blog), e tutti quelli che hanno lasciato commenti o che mi hanno scritto privatamente.
E se avete ancora un attimo di tempo scrivetemi due righe per farmi sapere la vostra opinione finale su questa esperienza vissuta insieme; non abbiate timore di evidenziare quello che non vi e' piaciuto, mi servirà per imparare e migliorarmi.
Un grazie speciale va alla mia famiglia (che mi ha supportato in tutto per tutto) a mia sorella (che ha sbrigato un sacco di cose pratiche mentre io ero dall'altra parte del pianeta) a G. (che si e' preso cura della casa in mia assenza, ed io e lui sappiamo che ha avuto un gran bel da fare!!).
E un grazie anche a me, che mi sono dato il permesso di fare questa esperienza.
Alla prossima !!!

MAURO PACCAPELO
 

lunedì 3 marzo 2014

Grazie Roma

Appena passato il varco del controllo doganale dell'aereoporto di Fiumicino faccio un respiro e lo riconosco subito; e' l'odore tipico di Roma d'inverno.
Non lo so spiegare, l'olfatto non e' un senso che padroneggio abilmente, ma lo riconosco, lo ricordo, l'ho sentito altre volte ed e' diverso, ad esempio, da quello di Milano.
E riconosco anche che oggi contiene gia' un po di aria di primavera.
La giornata e' stupenda, sole forte su un cielo di un azzurro limpido da sciata dolomitica, lascio che li sole mi baci il viso, che mi scaldi, che mi dia il bentornato a casa con sensazioni care.
Avrei voglia di infagottarmi ed andare a camminare, al mare o in montagna.
Sorrido.
Alle 7 e mezza sono sulla navetta che da Fiumicino porta a Roma Termini.
Improvvisamente sono belle le scritte sui muri, sono belli i condomini di periferia, e' bella la campagna romana; e' bello essere a casa e spero che il mio sorriso ebete non lasci interdetto nessuno dei miei compagni di viaggio.
Non ricordo chi ha detto che la bellezza non e' nelle cose che si guardano ma negli occhi di chi le guarda; in questo mi trovo assolutamente daccordo.
Arrivato a Roma Termini,  col sapore di cappuccino ancora in bocca scopro che Sorrentino stanotte ha vinto l'Oscar come miglior film straniero proprio con "La Grande Bellezza", un bellissimo film ambientato appunto a Roma.
Un ottimo Tony Servillo, mi sembra di averlo citato in uno dei primi post; tutto ritorna ...
Come tormano le immagini delle valli e delle campagne che sfilano dai finestrini dell'Intercity che va' verso Ancona; al di la del vetro non ci sono piu' palme e banani ma querce e vigne, e la natura parla una lingua amica, conosciuta.
I fiumi scendono lenti tra i campi gia' verdi, sorvegliati da pioppi ancora spogli mentre le cime dei monti, in lontananza, si stagliano bianche di neve nel cielo azzurro come, solo pochi giorni fa', faceva la sabbia corallina col mare delle Andamane.
Ed ancora una volta le note di Einaudi mi cullano, tra Terni e Spoleto, cosi come avevano fatto in Myanmar.
Tutto ritorna ...

(foto; particolare di un tronco d'albero secco spiaggiato a Ko Kradan)

sabato 1 marzo 2014

Il bruco e la farfalla

Ogni cosa ha un inizio ed una fine, e spesso una fine segna anche l'inizio di qualcos'altro.
Come diceva Lao Tse: quello che il bruco chiama 'fine del mondo' il resto del mondo chiama 'farfalla'.
Questo viaggio e' iniziato 4 mesi fa' e tra qualche ora prendero' l'aereo che mi riportera' a Roma.
Torno al conosciuto, pieno del nuovo.
Ho visto tante cose, vissuto emozioni, gustato nuovi sapori; tra qualche ora rivedro' persone care, le abbracciero' con gioia, gustero' ancora una volta i sapori della mia terra.
Sono stato alla scoperta, in viaggio, in relax al mare ed ora mi aspetta un Italia sempre piu' in crisi, con un nuovo Renzi che cerchera' di mandarla avanti, aziende che cercano di non chiudere, creditori che cercano di incassare.
Dopo anni di formica ho fatto per qualche mese la cicala dall'altra parte del mondo, mentre altre formiche cercavano di tirare avanti; e come dice la favola viene il momento, prima o poi, in cui anche la cicala deve smettere di suonare e rimboccarsi le maniche, il momento in cui anche io ho bisogno di trovarmi, o crearmi, un nuovo lavoro.
Tra la cicala e la formica nessuno e' migliore o peggiore dell'altro, penso che la cosa migliore che un essere umano possa fare e' essere un po tutti e due, alternandoli.
E comunque mi piace il punto di vista di Rodari, e' un valido controcoro alla oramai arrugginita favola di La Fontaine; sara' un valido aiuto nella mia caccia al lavoro.
Sfatiamo insieme le favole!

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ALLA FORMICA (poesia di Gianni Rodari)

Chiedo scusa alla favola antica,
se non mi piace l’avara formica.
Io sto dalla parte della cicala,
che il più bel canto non vende, regala.

venerdì 28 febbraio 2014

Illusioni

In uno dei primissimi post di questo blog dicevo che in questo viaggio non cercavo nulla, e che tuttalpiu' avrei trovato qualcosa.
In effetti di cose ne ho trovate molte, ma sono anche rimasto un po deluso di non aver trovato qualcosa che, invece, mi aspettavo ci fosse.
Vedendola meglio da un altra angolazione questo significa che qualche cosa, anche io, senza avercelo chiaro, la stavo cercando.
Ma l'essere coscente della 'delusione' mi aveva subito fatto capire il mio errore, ed era subito passata.
Recentemente ho scambiato un libro che avevo finito di leggere ed ho preso in cambio il libro di esordio di Giorgio Faletti, "Niente di vero tranne gli occhi"; un ottimo romanzo poliziesco, storia intrigante, scritto bene e con moltissimi spunti di riflessione.
Non e' un caso che sia stato tradotto in molte lingue.
Ho copiato un passaggio; e' solo uno dei tanti spunti che il libro offre ma questo spiega esattamente la situazione.

:-)

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(parlando della citta' di New York)
"... e, mescolata a tutto cio', la gente che stava in quella citta' o che ci arrivava in cerca di qualcosa, senza sapere che qui non c'era, come non c'era da nessun'altra parte. Semplicemente, qui c'erano piu' posti dove cercare. In fondo, quello che tutti volevano era solo un illusione."

(foto: particolare di un tempio di Seam Reap)

giovedì 27 febbraio 2014

Thailandia: Ko Lao Liang

Dopo il Visa Run sono rimasti 3 giorni di 'buco' prima di ritornare a Bangkok per lo shopping finale pre-rientro.
Ne approfitto per farmi gli ultimi giorni di mare; in questo viaggio ho consolidato la mia recente tendenza ad evitare di stendermi al sole e mi sono invece ritrovato schiavo di posti dove tirare l'amaca all'ombra, ma a 10-15 metri dal mare.
Alzi gli occhi ed il blu' e' li, senti caldo e ti tuffi; e poi alle comodita' ci si abitua velocemente, un amaca e' molto piu' morbida sia della sabbia che del ghiaino...
Penso pero' che sia piu' che un abitudine, penso sia un modo a me piu' consono, ora, di vivere il mare.
Arrivare a Lao Liang e' diverso da altre isole; prima di tutto sono 2 isole vicinissime, con alte pareti verticali a strapiombo, che viste dal mare sembrano due denti molari.
Ma ognuna delle due offre una unica baia di sabbia, protetta dalle intemperie del mare aperto, con barriera corallina a 30 metri dalla riva.
Una delle due isole ospita un campeggio, unica struttura dell'isola; tende grandi con letti veri, bagni in comune, luce elettrica con il generatore, valida mensa con menu a forte presenza di pesce.
Vita semplice; ci sono delle vie per l'arrampicata sportiva, snorkeling, kayak e relax.
Sono arrivato e la prima sera eravamo solo 12 ospiti, tutti europei, per lo piu' giovani; io alzavo l'eta' media ... ma ci siamo trovati subito ed e' stato bello passare qualche giorno assieme.
La natura e' forte qui; si vive in un fazzoletto di terra di piu' o meno 400 metri di spiaggia con meno di 100 metri di alberi dietro, di cui alcuni secolari, circondati da pareti rocciose imponenti; le vie di arrampicata sono su una drammatica parete piena di stalattiti, bellissima anche senza in contrasto con l'acqua verde smeraldo.
Ho una tenda a 20 metri dall'acqua, l'amaca a meta' strada, e non e' umido, neanche la notte.
Entrando in acqua di fronte alla mia tenda, poco piu' in la', galleggiando sulla superfice dell'acqua ho trovato una tana con una murena ad una profondita' di un paio di metri; sono facili da vedere per chi fa immersione ma non cosi' comuni per chi usa solo la maschera e boccaglio.
Affascinante, come lo sono le stellate impetuose di notte; la costellazione di Orione, allo zenit, la fa da padrone.

lunedì 24 febbraio 2014

Thailandia: Visa Run

A differenza del turista (che fa viaggi brevi, in una nazione ci sta' poco e non ha questo problema) un viaggiatore si trova spesso a convivere con una spada di Damocle che si chiama 'scadenza del visto'; quando arrivi in una nazione ti danno il permesso di stare un tot (varia da nazione a nazione, dai 15 gg a 3 mesi) ed entro la scadenza devi andartene, altrimenti diventi 'illegale' e come minimo c'e' l'arresto.
A volte puo' capitare che vuoi stare di piu' ma non ti bastano i giorni del visto; hai due possibilita', fregartene e vivere da clandestino (sconsigliatissimo, ma in Brasile c'e' chi lo fa poi denuncia la perdita del passaporto) o correre ai ripari.
Di solito la soluzione piu semplice e' quella di uscire dalla nazione, rientrare subito dopo e riottenere altri giorni; tecnicamente si chiama Visa Run e ci sono agenzie che organizzano la cosa e ti supportano.
Il mio visto ha bisogno di 5 giorni in piu', ho 30 giorni e me me servono 35, quindi so che prima o poi ho bisogno di un Visa Run, oppure andare in un ufficio immigrazione di un capoluogo di provincia e pagare 50 euro (non sembra, ma e' costoso).
L'occasione giusta e' qui; sono a 2 passi dalla Malesia e la Malesia non chiede soldi per farti entrare.
Mi appoggio ad una agenzia che con un pulmino mi porta fino al confine (60 chilometri) e mentre il pulmino aspetta con i miei bagagli in territorio thailandese io a piedi varco la frontiera thai, timbro d'uscita (e se non mi fanno rientrare? I miei bagagli?), faccio i 100 metri che dividono la frontiera thai da quella malese, mi presento allo sportello, timbro di ingresso in Malesia, mi sposto di 1 metro allo sportello di fianco, timbro di uscita dalla Malesia, mi giro, 100 metri indietro e timbro di ingresso in Thailandia, visto per altri 30 giorni.
Sospiro di sollievo ... rimonto sul pulmino e torniamo al punto di partenza.
Sul passaporto adesso c'e' anche il timbro malese, anche se non ci ho messo nemmeno piede, tecnicamente ero rimasto sulla 'terra di nessuno' tra le due frontiere.
Mi ricorda quando da piccoli si andava in montagna sulle alpi e si varcava il confine svizzero solo per fare benzina, comperare sigarette e cioccolata e poi si tornava indietro immediatamente; il resto era troppo caro ...

domenica 23 febbraio 2014

Richiesta di traduzione

Ho trovato questo cartello di divieto qui a Ko Lipe, ma essendo scritto in thailandese non riesco a tradurlo; qualcuno puo' darmi una mano?

;-)

giovedì 20 febbraio 2014

Thailandia: Ko Lipe

Una delle isole thai piu' a sud, vicinissima alla Malesia, e' Ko Lipe.
Ko Lipe 'era' un altro paradiso perduto che invece adesso si sta' cementificando a vista d'occhio; la sua spiaggia piu' bella e' anche la piu' impraticabile, piena di barche rumorose che vanno e che vengono, ombrelloni, folla, musica ...
Ho trovato un bel posticino per dormire, appartato, nel verde, poca gente, fronte mare color smeraldo, spiaggia bianchissima, sotto una pineta, a 5 minuti di passeggiata dalla via dello struscio con i ristorantinegozziagenziedivingmassaggibarfruttapescefrescosouvenir: relax di giorno, passeggiata la sera.
Isola affollata, un po di 'vita notturna' fatta di bar e musica dal vivo, buon cibo, ottima base di partenza per belle immersioni (dicono) e belli snorkeling (dico io).
Vedere una cosi vasta varieta' di tipi di pesci colorati che sguazzano tra una cosi vasta varieta' di coralli, il tutto in 2-4 metri d'acqua cristallina, e' elettrizzante.
E mentre sono li, a pinneggiare a pelo d'acqua ed a guardare in giu' attraverso la maschera, all'improvviso vedo una stella marina.
E per un attimo il fondale scompare, scompaiono i pesci tropicali ed appare l'arenile di Porto San Giorgio dove da bambino qualche volta mi capitava di trovarle, spiaggiate, ancora vive.
E se si era fortunati si trovavano anche i cavallucci marini, spiaggiati; piu' tardi, verso i 10 anni, avrei imparato l'uso della maschera ed a vederli ed apprezzarli entrambi in mare, ancora vivi, ancora nel loro habitat naturale.
Ma era piu' di 40 anni fa, quando l'Adriatico era ancora un mare ...
 

mercoledì 19 febbraio 2014

Thailandia: 20 portate

Prima di tutto: sembra che si puo'scrivere sia Thailandia che Tailandia senza H, entrambe le dizioni sembrano valide in italiano.
Se ho sbagliato, sopravvivero'.
Oggi lascio Ko Bulon, un piccolo e piacevole paradiso per andare a passare qualche giorno sulla discussa e frequentata Ko Lipe.
C'e una 'speed boat' che fa questa tratta, viene da nord e va a sud.
Come gia' successo, nelle isole non c'e' quasi mai un molo per attraccare ed allora i passeggeri vengono fatti salire su una lenta 'long tail', una barchetta di legno da una decina di posti, e con quella si va in mare, ci si ferma e si aspetta, riparati dal tettuccio, in silenzio, sotto il sole, in balia delle onde per fortuna piccole.
Dopo un tot di tempo, 5 minuti o mezzora a seconda dei voleri degli dei del mare, arriva all'orizzonte il motoscafo d'altura e parte una scena degna dei film sui contrabbandieri o sui migranti africani.
La sponda del motoscafo e' in alto rispetto alla barca, e la prima cosa che dice il ragazzotto che si affaccia e' 'biglietti'; tutti si affrettano a rovistare nelle tasche, con la paura di essere lasciati li o ributtati ai pesci.
Per prima cosa il ragazzotto raccoglie i biglietti e le speranze di tutti; lui coi biglietti sopra, noi senza biglietti sotto ... e se c'e' una persona che non ha bigllietto come fai a sapere chi e'?
Chi non farai salire?
Nel dubbio sarebbe meglio affrettarsi ma prima tocca ai bagagli; valigie e zaini tirati su e giu come balle di paglia, e vedo il mio raggiungere la terra promessa mentre rimango ad ondeggiare sottobordo.
Per un attimo mi sento depredato, senza i miei averi, in mezzo al mare, vulnerabile; ma i bagagli da imbarcare sono stati imbarcati, e quelli da sbarcate pure, e allora viene dato il via libera ai turisti che arrancano per salire, mentre altri a malavoglia scendono incerti sulla barchetta traballante.
Merce imbarcata e sbarcata velocemente in mezzo al mare; manca solo l'elicottero della finanza e l'altoparlante che grida 'arrendetevi, siete circondati!'.
Cerco un posto a sedere, in questo carro bestiame galleggiante che trasporta una settantina di persone, e mi accontento di uno strapuntino conquistato a fatica.
Metto le cuffiette, parte la musica, riconosco Einaudi e mi ritornano in mente altri trasferimenti, altri viaggi, altri momenti di riflessione e di vita.
Oggi e' tutto diverso: di fianco a me non ci sono le persone locali, vestite in abiti locali, sono tutti turisti piu' o meno provati dal sole, molta pelle scoperta, qualche torso nudo, una babele di idiomi e canottiere multicolori.
Non sono su un vecchio bus che lentamente arranca tra risaie e palmeti ma su uno scafo in vetroresina che sobbalza sul mare piatto.
Non ho messo le cuffiette per evitare le melense canzoncine locali sparate a tutto volume dal televisore del bus ma per evitare il frastuono di 3 motori fuoribordo da 250 cavalli l'uno.
Oggi non mi sento un viaggiatore, oggi mi sento un turista.
Ma va bene: mi sento pieno, ho visto talmente tante cose e vissuto talmente tante emozioni che faccio fatica a ricordarle.
E' come un pranzo da 20 portate, tutte buonissime; alla fine, chi se li ricorda gli antipasti?
Questo blog mi sara' molto utile proprio per riconnettermi e rivivere quelle emozioni che sono li, dentro di me, seppellite e stratificate dal tempo.
E questo senso di pienezza che provo e' molto bello; sono qui, al mare, in posti bellissimi e so che tra poco mi girero' e tornero' indietro, ed ho voglia di farlo.
Non ho la sensazione di perdita di quello che sto vivendo adesso, non c'e' il 'non vorrei andar via'; c'e' invece un senso di pienezza e la consapevolezza di dover tornare a casa, che ci sono cose da fare li e la voglia di tornare e di farle.
E' come un pranzo da 20 portate, tutte buonissime; dopo il caffe' hai voglia di alzarti ed andare a fare una passeggiata, piacevolmente sazio.

venerdì 14 febbraio 2014

Si e' alzato il vento

Oggi tramonto disturbato dal vento che improvvisamente si e' alzato verso le 5 del pomeriggio: nuvole e perturbazione in arrivo.
Erano settimane che non sentivo il vento, quello di maltempo; ci sono state le brezze, piacevoli e rinfrescanti, ma il vento e' un altra cosa, e' vivo, forte, irrequieto, mette soggezione.
Negli ultimi giorni e' andata meglio con il grattarsi i morsi delle sandflys, ma a distanza di 4/5 giorni qualche volta, ancora ... accidenti a loro.
A Ko Tarutao i ranger del parco non avevano la connessione wifi e qui a Ko Bulon il wifi ce l'ha solo il resort piu' lussuoso che per farmi collegare ha preteso lo stesso importo che mi chiederebbe per la cena, birra compresa.
Praticamente un ricatto.
E' che quando si e' data per settimane la sensazione di essere sempre raggiungibili, sparire per 6/7 giorni fa entrare in allarme ...
Ma anche i prossimi giorni sara' cosi: nella terra ferma c'e' wifi ovunque ma nelle isole o hai il cellulare thai con il contratto che include internet (e io non ce l'ho) oppure trovare wifi gratuito e' dura.
Ma la prossima volta mi attrezzo meglio.
Notte di luna piena e di mare mosso: ci si vede come di giorno e la cosa che non mi sarei mai aspettato e' vedere il mare di notte degli stessi colori del giorno, azzurro chiaro fino alla barriera e poi blu.
Un bel mare, anche di notte.

(foto: autoritratto)

giovedì 13 febbraio 2014

Thailandia: conto alla rovescia

Ecco, ci siamo.
Doveva succedere prima o poi; dopo mesi passati a pensare ad andare avanti e' venuto il momento di cominciare a pensare a tornare indietro, quando rientrare a Bangkok, da dove, cosa fare nei giorni che rimangono.
Ieri sera ho comperato il volo da Trang a Bangkok per il primo marzo, il giorno dopo ho il volo per Roma ...
E allora Ko Bulon ancora fino al 16, poi Ko Adang e/o Ko Lipe una settimanella, un giorno per rientrare a Trang per l'estensione del visto thailandese ... rimangono da piazzare 4/5 giorni che a questo punto saranno su un altra isola vicino Trang, da decidere.
Il tempo che prima sembrava infinito adesso e' diventato come il bagagliaio della macchina; si girano e rigirano le valigie e le borse cercando di incastrarle al meglio per farci stare un po tutto.
Va bene, c'e' ancora molto da godere ...

(foto: colazione a Ko Bulon)

Thailandia: Ko Bulon

La sabbia, nella parte alta della clessidra, segna poco piu di 2 settimane al rientro in Italia ed io continuo a spostarmi nel Mare delle Andamane; "Ko" in thai significa "isola" e Ko Bulon e' un altro paradiso che, come Ko Kradan, ha tutto attorno la barriera corallina.
Questo significa che le spiaggie bianche, bellissime, si bagnano in piscine di acqua azzurra che, riparate dalla barriera, si staccano dal blu scuro dell'acqua profonda; la barriera e' un giardino di coralli e piante dove pesci multicolore e turisti muniti di maschera e pinne pascolano amorevolmente insieme.
La marea ha un escursione di piu di un metro e sul bagnasciuga si trovano conchiglie e rametti di corallo di diversi tipi e forme.
Anche se qui e' la stagione fredda, fa un caldo tale da costringere a ripararsi nelle ore centrali; mi sono guardato un po attorno e, emulando la fauna locale, ieri ho comperato un amaca e ho preso accordi con due alberi della pineta che ombreggia la spiaggia.
Conseguenza: dalle 11:00 alle 15:30 o amaca o ristorante, mentre spiaggia e mare o prima o dopo.
Giorni di relax, di lettura, di passeggiate, di snorkeling; cena massimo alle 19:30, alle 21:30-22 gia' in branda.
Isola piccola, si attraversa in 10 minuti a piedi; 2 spiaggie, 7/8 posti da dormire e pochi di piu' da mangiare.
Qui ci sono europei che svernano per mesi, tra cui un arzillo settantaseienne di Sirolo che, con la moglie, da 9 anni vengono qui a novembre e tornano in Italia ad aprile.
D'altronde a conti fatti io qui spendo 20 euro al giorno per 3 pasti alla carta ed una stanza con bagno, essenziale ma dignitosa.
Ed il mare e gratis ...

    :-)

mercoledì 12 febbraio 2014

Thailandia: Ko Tarutao

I trasferimenti cominciano a pesarmi, anche se sono brevi: un ora per rifare lo zaino, un ora di barca, un ora di pulmuno, una nuova citta', una nuova caccia alla stanza sperando che il letto non sia troppo duro.
Trang ha di bello un aereoporto che dista poco piu' di un ora di volo da Bangkok; nello stesso giorno parte la Rosi ed arriva la Yasho, ed allora il giorno dopo ci si gira e, dopo un ora di pulmino ed un ora di barca, si arriva a Ko Tarutao, isola principale del parco marino dell'arcipelago di Tarutao.
L'isola e' grande con buoni bungalow, essenziali ma dignitosi, gestiti dai ranger del parco e con un ottimo ristorante nonostante sia l'unico della spiaggia.
Anche qui, come in quasi tutte le isole tranne le piu' grandi, elettricita' solo dalle 18 alle 24, no internet e no acqua calda; detto cosi forse sembra un problema ma in effetti non lo e'.
Ci sono diverse cose da fare nell'isola: una grotta interessante, trekking, cascate, biciclette, kayak.
Unico inconveniente le sandflys; sono delle specie di pulci della sabbia che lasciano fastidiosi bitorzoli sulla pelle che ti fanno grattare notte e giorno per almeno 48 ore.
E allora via, si scappa a gambe levate (e martoriate).
Peccato perche' la seconda baia, Mo Lae, e' una falce di sabbia bianca lunga un chilometro che si incunea tra la il verde della giungla e il blu del mare; il tutto e' da condividere tra gli abitanti di 20 bungalow, quindi al massimo 40 persone.
Piu o meno come Riccione ...

mercoledì 5 febbraio 2014

Thailandia: Ko Kradan (foto)

Dopo 5 giorni di paradiso stamattina la barca mi strappera' da questo posto in cui non e' passato giorno in cui non abbia detto 'che meraviglia ...'
La materializzazione dei miei sogni tropicali: spiaggie deserte, piscina naturale azzurra, barriera corallina, pesci e vegetazione tropicale.
Mi e' veramente dispiaciuto uscire dal mio bungalow fronte mare ...

lunedì 3 febbraio 2014

Guerre di religione

Oggi ho finito a leggere un libro; era della vecchia serie dei Gialli Mondadori, un libro che avevo preso in una guesthouse a Sihanoukville in Cambogia.
Chissa' quanti lo avevano letto, come era finito li: e' stato con me in Cambogia ed in Vietnam, ed ora che l'ho terminato, qui a Kradan, in Thailandia, ha preso posto nello scaffale dei libri usati del resort che mi ospita.
In cambio ho preso un romanzo di Clive Cussler che ho gia' letto (e che rileggo volentieri) che era li a poltrire da chissa' quanto tempo; e' curioso pensare alla vita di questi libri che montano in uno zaino, viaggiano per il mondo per essere abbandonati poi chissadove, e rimanere in attesa di un altro viaggiatore che li prenda per fare un altro pezzo di mondo.
E chi sono quelli che danno i passaggi a questi libri? Uomini? Donne? Giovani o menogiovani?
Trovare un libro italiano in giro non e' facile: forse noi italiani siamo possessivi, non ci piace abbandonarli?
Chissa ...
Comunque leggo la prefazione e mi viene da dire "anche qui"!
La prefazione parla della famosa Biblioteca di Alessandria che "esistette veramente, e se non fosse stata devastata dalle guerre e dal fanatismo religioso ci avrebbe donato non soltanto il patrimonio della conoscenza degli imperi dell'Egitto, della Grecia e di Roma, ma anche delle civilta' poco note che nacquero e tramontarono molto lontano dalle rive del Mediterraneo.
Nel 391 d.C. l'imperatore cristiano Teodosio ordino' di bruciare tutti i volumi e le opere d'arte che avevano contenuti sia pur lontanamente pagani e che includevano gli insegnamenti degli immortali filosofi greci ....".
Un immenso patrimonio mondiale perduto per sempre.
E allora mi sono dovuto fermare a riprendere un pensiero che mi ha accompagnato per settimane e che ha lavorato, dentro, come un tarlo.
In questi mesi di Asia ho visto templi birmani distrutti dai thailandesi, templi thailandesi distrutti dai birmani, templi laotiani rasi al suolo dai thai, templi khmer distrutti dai khmer rossi ... le ideologie e le fedi religiose invadono i territori vicini, distruggono le culture esistenti e installano le  proprie, i propri dei, le proprie credenze.
Patrimoni di cultura, di arte, di bellezza vengono irrimediabilmente persi in nome del "mio dio che e' meglio del tuo" (o piu recentemente "il mio modo di pensare e' meglio del tuo").
Il vincitore annulla e cancella il vecchio e impone al vinto il proprio modo di pensare; e se pensate che accadeva solo secoli fa vi prego di informarvi sugli orrori del conflitto serbo-bosniaco che e' successo solo l'altroieri, la porta accanto a casa nostra.
Ovvio che tutto cio' non fa che accrescere l'odio da parte del vinto verso il vincitore, e getta il seme della vendetta e del riscatto; si prepara il campo alla prossima "guerra di liberazione".
E a questo punto "terrorista" o "partigiano" sono solo due etichette messe alla stessa persona a secondo del fronte da cui la si guarda.
Accade ancora, oramai da migliaia di anni, ovunque, e se non e' la religione e' il colore della pelle, o l'etnia, o il modello economico (gli Usa e la Cina in questo sono dei maestri).
A questo punto mi spiace diventare retorico, ma oramai ho una certa eta', e con l'avanzare dell'eta' si ha meno da perdere; abbiate pazienza.
C'e' una vecchia canzone che conosciamo tutti e che tutti abbiamo canticchiato piu' di una volta, negli ultimi quarant'anni; se soltanto ne conoscessimo veramente il testo, il significato profondo, se solo provassimo veramente a farla un po' piu' nostra, giorno dopo giorno.
Altrimenti la prossima volta che l'ascoltate alla radio invece di canticchiarla, onestamente, cambiate canale ...

- - - - - - -

Imagine (John Lennon)

Immagina che non esista il paradiso
È facile se ci provi
Nessun inferno sotto di noi
Sopra di noi solo il cielo
Immagina che tutta la gente
Viva solo per l’oggi

Immagina che non ci siano nazioni
Non è difficile da fare
Niente per cui uccidere o morire
E anche nessuna religione
Immagina tutta la gente
Che vive la vita in pace

Puoi dire che sono un sognatore
Ma non sono l'unico
Spero che un giorno anche tu ti unirai a noi
E il mondo sara' una cosa sola

Immagina un mondo senza possesso
Mi chiedo se ci riesci
Senza avidità o ingordigia
Una fratellanza di uomini
Immagina tutta le gente
Che condivide il mondo

Puoi dire che sono un sognatore
Ma non sono l'unico
Spero che un giorno anche tu ti unirai a noi
E il mondo vivra' come una cosa sola
 

domenica 2 febbraio 2014

Thailandia: Ko Kradan

Prima di partire per questo viaggio c'e' stata, ovviamente, una fase di preparazione dove mi sono creato un elenco delle cose da vedere e di conseguenza un itinerario di massima: l'estate italiana volgeva al suo termine ed io gia' cercavo di collocare nuove spiaggie e nuovo relax cullato dal rumore del mare.
Sognavo un bungalow sulla spiaggia, a 10 metri dal mare, dove stare tranquillo a leggere un libro ed a sorseggiare acqua fresca, dove ogni tanto alzare lo sguardo e sorridere del fatto di trovarmi in paradiso.
I saggi dicono che i sogni si possono avverare, se si sogna correttamente e si mettono tutte le energie al servizio del sogno, senza paura, senza remore.
Il mio era un sogno facile da realizzare, poche ore di traghetto e Ko Kradan e' li, a portata di mano: mentre scrivo alzo gli occhi e vedo spiaggia bianca, vegetazione rigogliosa, acqua azzurra, isole all'orizzonte.
Davanti a me, 4 giorni di questo azzurro ...

sabato 1 febbraio 2014

Thailandia: da Phuket a Ko Lanta

Arrivati a Phuket si capisce subito che qui siamo nell'industria della spiaggia: se mettiamo insieme la cordialita' thai, la buona cucina, l'organizzazione e delle belle spiaggie di sabbia chiara circondate da verde tropicale diventa scontato che qui ci sia mezzo mondo.
Phuket ha dalla sua parte un aereoporto internazionale che sforna turisti a tutto spiano; molti di loro non vanno molto lontano e si fermano in una delle belle spiaggie attrezzate che come unico difetto hanno solo il fatto di essere troppo affollate e troppo cittadine.
Ok, mai come Rimini, e comunque a molti piace cosi; comunque Phuket e' anche il punto di partenza per andare in altre isole.
Una valida alternativa che gli italiani conoscono abbastanza bene e' l'isola di Lanta; con un aereoporto a meno di 2 ore di pulmino, anche Lanta e' abbastanza affollata a nord, ma prendendo in affitto uno scouter ed andando nella parte sud si trovano piacevolissime spiaggie poco affollate con economici baretti arrangiati sulla spiaggia che cucinano, servono da bere, affittano bungalows e qualche raro ombrellone.
Ed il gioco e' carino; dormi qui, con lo scouter vai in una spiaggia, stai li, pranzo,ancora spiaggia, poi torni per una doccia, poi di nuovo scouter, altro baretto che nel frattempo ha messo dei tavoli sulla sabbia e fai cena sotto le stelle, con i profumi della notte, lontano dal caos, dalla musica ad alto volume e dalle luci scintillanti.
Nel mare, la' verso ovest, dietro il tramonto ed oltre le luci delle lampare che pescano di notte sull'orizzonte, continuando lontano si arriverebbe a casa, dove l'Ansa apre la sua pagina web con "Il maltempo piega l'Italia".
La sabbia e' ancora calda e la notte non accenna a voler diventare umida; peccato che un sito web non sia come un giornale; non si piega ...

martedì 28 gennaio 2014

L'aereoporto di Singapore

Quando, mesi fa', cercavo un volo per andare da Ho Chi Minh City a Phuket trovavo solo combinazioni abbastanza costose e neanche le compagnie low cost riuscivano ad abbassare il prezzo in modo sensibile; ad un certo punto pero' mi sono imbattuto nella TigerAir che mi dava un prezzo stracciato ma mi avrebbe fatto passare per Singapore con una coincidenza di quasi 6 ore.
Mi sono sempre detto che un viaggiatore ha molto tempo e poco denaro, e quindi l'ho comperato.
Ero oramai rassegnato ad una noiosa attesa sulle poltrone delle sale di aspetto ed invece l'aereoporto di Singapore, sorpresa, e' una vera e propria citta' con le sue attrazioni e cose da vedere.
Prima di tutto, questo aereoporto sembra essere il sesto al mondo come traffico passeggeri, e si sono organizzati molto bene; ad esempio, avendolo saputo prima si poteva usufruire di un tour gratuito di 2 ore in citta'.
Ma dentro l'aereoporto non ci si annoia: trenini per spostarsi all'interno, enormi sculture mobili (cercate su internet Kinetik Rain Sculpture), piacevoli giardini sulle terrazze, piscina dove nuorare e prendere il sole, poltrone che ti fanno il massaggio ai piedi, cinema, sale relax, sale giochi, il giardino delle orchidee, il giardino delle farfalle ed altro ancora.
Quest'ultimo e' un enorme salone pieno di piante e di farfalle che svolazzano indisturbate e ti si posano anche sulle mani.
Un concetto diverso di aereoporto: un posto da visitare, esplorare, vivere.

Dal Vietnam alla Thailandia

E il viaggio cambia faccia ancora una volta; da Saigon volo per Singapore e da li per Phuket, in Thailandia.
Come dice la Ica, che gestisce un agenzia di viaggi: gli italiani viaggiano pure, ma poi almeno una settimana di mare la vogliono sempre.
Anche io sono italiano e allora ... mare!!!
Dopo 3 mesi di bus, avventure, citta', templi e rovine un po di relax; meno "viaggio", piu' "vacanza".
Mi viene in mente ancora una volta Camilleri ed i personaggi dei suoi romanzi che, in siciliano, usano il termine "vacante" per "vuoto".
Ecco, mi piace pensare alla vacanza come ad un tempo dove non ci sono cose 'da fare', uno spazio vuoto che puo' rimanere tale, meno attivo e piu' passivo.
L'altra parte del Tao, almeno per un po.

(foto: una foglia di banano, prima di schiudersi ...)

Vietnam: le pagode

Una delle diversita' che distingue il Vietnam dal resto dell'Indocina sono i luoghi di culto; sono tutte pagode anche se esistono pagode vietnamite e pagode cinesi.
Quale sia la differenza non lo so, sembra che loro le distinguano dalle grandi scritte che sono ovunque, sia all'ingresso che dentro; il problema e' che per me sono tutte 'cinesi', quindi ... booh?
Come avevo gia' visto a Can Tho, anche le pagode di Saigon hanno un fascino particolare: le costruzioni hanno i tipici tetti sovrapposti e gia' all'ingresso si e' accolti da grandi pannelli con ideogrammi.
Entrando non si entra in un locale chiuso come nelle chiese o nei templi buddhisti ma si entra in un cortile attorno al quale si aprono locali aperti che accolgono statue, scritte, oggetti e paramenti vari.
Ma e' il fumo e l'odore degli incensi insieme alla penombra degli ambienti che caratterizza questi luoghi; ovunque ci sono bracieri pieni di polvere nei quali sono infilzati decine e decine di bastoncini di incenso.
Il fumo che si alza verso il cielo porta con se la preghiera o la richiesta dell'offerente, e appese al soffitto si trovano spesso lunghe spirali di incenso con un biglietto scritto; ci mettono anche piu' di una settimana a bruciare ed a 'portare in cielo' in messaggio, lasciando che la polvere cada tranquillamente sul pavimento e sui fedeli.
E' un atmosfera magica, una combinazione di fumo, odori, penombre, splendidi lavori di legno scuro intarsiato o magnifiche scene di porcellana a rilievo, il tutto avvolto in grandi pannelli con ideogrammi a noi incomprensibili.
Sono luoghi di pace per lo piu' buddhisti che qualche volta includono elementi induisti o taoisti, nell'eterno tentativo di fondere la nuova religione con la vecchia e non scontentare nessuno.

sabato 25 gennaio 2014

Vietnam: una tazza di caffe'

Una delle cose che puo' far felice un italiano all'estero e' fermarsi ogni tanto a bere un buon caffe'; il Vietnam e' un valido produttore di questa bevanda ed il prodotto offerto al pubblico e' di buona qualita', anche per il nostro gusto.
Le macchine per l'espresso ci sono, anche se non sono ovunque, mentre il loro modo di berlo normalmente e' filtrandolo.
Il migliore produttore di caffe' si chiama Trung Nguyen ed il loro prodotto piu' esclusivo, piu caro e venduto con una profusione di superlativi che rasenta l'estasi e' il "ca phe' chon", o "caffe' delle donnole"; e' caffe' molto particolare i cui chicci vengono fatti mangiare dalle donnole, che ne sono ghiotte, e poi recuperati ancora interi dalle loro feci.
Questa 'lavorazione' tratta il chicco in modo particolare ed il caffe' prodotto in questo modo sembra essere molto buono.
Che fai, non lo provi?
Una tazzina di questo caffe', servito di tutto punto ad uno dei bar migliori sulla via piu' centrale di Saigon, viene poco meno di 7 euro contro i 2 di quello ordinario, ma e' un esperienza che va fatta.
Arriva una tazzina con un altra cosa appoggiara sopra che contiene l'acqua bollente e la polvere di caffe': in 5 minuti il caffe scende attraverso un filtro nella tazzina sotto, a questo punto si toglie la parte sopra, si zucchera se si vuole e si gusta.
E' un ottimo caffe', molto forte, intenso e cremoso al palato, non acido e con un buon profumo; sarebbe un buon caffe' anche in Italia ma questo non richiede macchine espresso, solo acqua calda e filtro.
Solo un po costoso,
Acc ... 'ste donnole ...

Vietnam: Ho Chi Minh City

La capitale del Vietnam e' Hanoi mentre Ho Chi Minh City (abbreviato in HCMC, la ex Saigon) era la capitale del Vietnam del Sud prima della 'riunificazione' dei due Vietnam.
Ci sarebbe molto da dire sui Vietcong, sulla guerra, sulla politica, sugli Americani e sul napalm (i cui effetti si vedono ancora oggi su alcuni infermi che chiedono l'elemosina vicino ai punti piu' famosi della citta'): oggi il Vietnam e' uno stato comunista, con ancora le bandiere rosse con falce e martello, che pero' preferisce applicare un 'socialismo orientato al mercato'.
Tradotto significa che l'apparato statale si regge, e quindi caldeggia, sull'imprenditoria privata che e' la vera locomotiva di questa nazione operosa, in piena espansione.
La Cina, da cui discendono come etnia i Viet, e' l'eterno nemico storico ma con cui pero' i vietnamiti condividono cultura, religione, medicina ed oggi radici politiche.
Quindi bandiere rosse ovunque, ma ognuno ha il suo motorino, il suo lavoro, la sua vita dignitosa (i motorini sono milioni mentre sono piu rare le auto e le biciclette).
Il quartiere definito Distretto 1 di HCMC viene ancora oggi chiamato Saigon ed e' il 'centro storico' della citta'; e' affascinante passeggiare per queste vie dove ci sono momenti in cui sembra di essere nella Parigi di inizio secolo, dopo 5 minuti sembra di essere tra i grattaceli di New York, e poco dopo di passeggiare tra le moderne boutique di alta moda milanesi.
A parte il traffico caotico e la difficolta' di attraversare la strada (un arte che pero' ho oramai appreso abbastanza bene) la citta' e' piacevole da visitare per un paio di giorni; l'ottimo cibo vietnamita e le bancarelle dei mercati aiutano a rendere ancora piu piacevole l'esperienza.

venerdì 24 gennaio 2014

Vietnam: My Tho

Comunque tutto questo flusso turistico che passa tutti i giorni per My Tho in paese non si vede nemmeno e non ha influito in nessun modo sulla piacevolezza di essere qui.
Prima di tutto, il fatto di essere nei giorni precedenti al capodanno lunare cinese ha fatto si che tutta la passeggiata bordofiume fosse piena di centinaia di stand colorati di piante, fiori e bonsai.
Sono rimasto a bocca aperta davanti a delle autentiche opere d'arte viventi, indescrivibili pezzi unici anche di dimensioni importanti che fanno impallidire i bonsai che vediamo da noi.
E poi gli scorci 'veneziani', il mercato e sopratutto la gente molto cordiale e disponibile, che saluta sorridente: un continuo 'hallo ...'

Vietnam: questo non l'ho accarezzato

... ma in compenso mi sono messo al collo un pitone di un metro e mezzo; pelle morbidissima!!!

Vietnam: le isole di My Tho

Uno dei posti che mi rimarra' piu' nel cuore in questo viaggio sara' My Tho, una cittadina del delta del Mekong in cui molti turisti passano ma che nessuno visita: infatti da qui ci si puo' imbarcare su un battello per esplorare le isole fluviali vicine.
L'escursione e' molto battuta in quanto con poco piu di un ora di viaggio ci si arriva dalla capitale: significa che nel piazzale di partenza dei battelli parcheggiano decine di  pulmann che sbarcano continuamente turisti per una 'esperienza' mordi e fuggi del delta.
In realta' la visita alle 2 isole 'famose' e' molto artificiale, un ambiente costruito apposta per accogliere i tour, ma un paio di cose carine da vedere ci sono comunque.

giovedì 23 gennaio 2014

Vietnam: Can Tho (2)

Il giro prosegue con una navigazione in canali piu' piccoli, una visita ad una azienda che produce noodles (simile alla nostra pasta) ed una passeggiata per un villaggio con alberi da frutta e risaie verdi.
La natura e' dirompente e rigogliosa, un tripudio di verde in tutte le sue tonalita' e forme che a noi europei richiamano la vegetazione asiatica e che genericamente chiamiamo 'palme'.
Spento il motore della barcha, il silenzio e' rallegrato dai rumori della natura; il gallo che canta, le foglie che si muovono al vento, lo sciabordio dell'acqua.
Le immagini che vedo sono come me le sono sempre immaginate; il delta del Mekong.

Vietnam: Can Tho

Situata abbastanza al centro del delta del Mekong, Can Tho e' un punto di partenza per esplorare i canali dei dintorni e per vedere i mercati galleggianti, ma la sveglia e' alle 5!!!
Barchino piccolo ed agile, guida giovane con un buon inglese, in un ora di navigazione arriviamo a Cai Rang: e' un mercato all'ingrosso dove grandi barche di legno gettano l'ancora al centro del fiume e stazionano per giorni fino alla fine della vendita del loro carico di frutta o verdura.
Di solito caricano uno o due tipi di verdure, e per far capire cosa offrono appendono un campione del prodotto in vendita su un palo, in modo che chi e' interessato possa sapere che loro lo hanno.
Le barche piu piccole si aggirano tra i barconi e merce sale e scende dalle barche.
Altra ora di navigazione ed arriviamo a Phong Dien, un altro mercato galleggiante ma stavolta al dettaglio: le barche sono piu' piccole, hanno molta merce varia e ben esposta, c'e' molto piu colore e piu animazione; molto bello e pittoresco.