mercoledì 22 gennaio 2014

Vietnam: Chau Doc

Doveva succedere prima o poi, meglio prima che poi e meglio accorgersene subito: gli occhi si abituano subito alle cose belle, alle cose grandi ed entusiasmanti che poi fanno fatica a riconoscere le cose piccole e graziose che la vita continua a metterti sotto il naso tutti i giorni.
Cosi' dopo mesi di bellezze e dopo i templi di Angkor tutto al momento sembra diventare ordinario, gia' visto, insignificante.
E' qui che bisogna stare attenti e svegliarsi da questa 'ipnosi' da viaggio: quando la mente dice "qui non c'e' niente da vedere" c'e' ancora la possibilita' di fermarsi, rallentare e guardare meglio.
Magari non si trova nulla, ma a volte ...
Ed ecco che i rilassanti canali del delta del Mekong ricordano Venezia ed e' ipnotico guardare le barche che lente scivolano sull'acqua.
Il mercato rivela frutta non incontrata fino ad ora mentre il primo impatto con il cibo Viet regala una cucina non speziata ma ricca di erbe profumate e nuovi piatti.
E poi la gente cordiale ed operosa che a volte ci guarda incuriosita.
Siamo alla vigilia di quello che noi chiamiamo 'capodanno cinese' che e' il loro equivalente delle nostre feste natalizie: le cittadine sono invase da bancarelle che vendono fiori, piante e cesti dono in cui il colore predominante e' il giallo, che porta soldi e prosperita', ma un po di rosso qua e la, che porta felicita', non sta mai male.
Anche le vetrine, l'albergo e l'interno dell'ascensore hanno addobbi gialli e rossi, e tutti si preparano alla grande festa che fara' fermare il paese per 3/4 giorni.

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