martedì 31 dicembre 2013

Thailandia: ultimo dell'anno

Come ci sia venuto in mente di metterci alla ricerca di un posto al mare per l'ultimo dell'anno proprio all'ultimo momento non si sa: ottimismo o incoscenza?
Sta di fatto che e' tutto pieno: turisti internazionali piu turisti locali piu raddoppio dei prezzi uguale impossibile trovare posto a prezzi decenti.
Troviamo invece posto nella strada che va verso il confine cambogiano, a 20 km dalla frontiera: il Mairood Resort e' un posto molto carino, bei bungalow, piscinetta, ottima cucina di pesce, parco, laguna, orchidee, amache ... sulla foce di in fiume, circondato da un autentico villaggio di pescatori che rende l'esperienza molto autentica ed interessante.
Purtroppo non ha vicino delle spiaggie decenti, ma con 5 minuti di macchina si comincia a ragionare: spiaggia di sabbia bianca finissima, palme ...  purtroppo il sole e' velato ma qualche foto che rende l'idea si riesce a fare.
La cena dell'ultimo dell'anno finisce alle 21,15, ancora due chiacchiere e poi a nanna, questo e' un ottimo posto per il relax non per la baldoria ...

Thailandia: la famosa testa del Buddha

Se ricordo bene, Ayutthaya e' stata saccheggiata secoli fa dai birmani che distrussero molte costruzioni e tagliarono tutte le teste alle statue dei Buddha per portarle via. Ora non si sa perche' questa e' rimasta, e come abbia fatto a finire in mezzo alle radici di quest'albero secolare; probabilmente e' stata dimenticata a terra e l'albero, crescendo, l'ha inglobata nelle sue radici facendone un'attrazione molto suggestiva.

domenica 29 dicembre 2013

Thailandia: uno strano Buddha

Anche in Thailandia, come in India, puo' capitare di vedere il simbolo della svastika: e' un simbolo molto antico che ha i suoi significati, ma per me ogni volta vederlo attiva inconsciamente una sorta di allarme a livello cutaneo.
Nella mia cultura, quello che una volta era un simbolo positivo ha assunto un significato completamente diverso per via della storia recente: e' per questo che vederlo impresso su una statua di Buddha mi crea una specie di cortocircuito neuronale.
Chiedo aiuto ad internet:
"Nell'ambito del Buddhismo cinese il carattere della svastika indica la manifestazione di "tutte le cose" nella coscienza di un Buddha. ... (omissis) ... simbolo religioso e propizio per le culture religiose originarie dell'India quali il Giainismo, il Buddhismo e l'Induismo. Come simbolo, generalmente sempre con significati augurali o di fortuna, fu utilizzato da molte altre culture fin dal Neolitico." (fonte: Wikipedia)

Thailandia: Ayuthaya oggi

Uno dei templi, rimodernato, ancora attivo e molto frequentato, ha una grande sala che contiene una statua di Buddha del 1325 alto 19 metri e circondato da 8.400 statuette, sempre del Buddha, sistemate in piccole nicchie nelle pareti, praticamente ovunque.
Qui uomini e donne hanno le stesse possibilita' di applicare foglie d'oro alle statue del buddha, finalmente ...
E' molto interessante vedere i fedeli pregare e fare offette in una atmosfera molto densa di fede e poi trovarsi la stanza accanto, deserta, con dei magnifici affreschi ed un silenzio da meditazione.
Nel retro dell'edificio c'e' un tempio buddhista cinese, con atmosfere diverse, paramenti diversi, incensi di profumo diverso, rituali diversi; a 20 metri di distanza due culture diverse hanno modi completamente diversi di rapportarsi con lo stesso 'divino' (entrambi i templi sono buddhisti).
Mi viene da estendere il pensiero a tutte le religioni, e considerare che diventa interessante la varieta' di modi che l'essere umano ha inventato per sentirsi piu' vicino al 'divino', riuscendo molto raramente a riconoscere che si tratta sempre dello stesso 'divino', chiamato solo con nomi diversi ...

Thailandia: Ayuthaya

Nel XIV secolo Ayuthaya e' succeduta a Sukhothai come capitale di quella che sarebbe poi diventata la Thailandia: oggi sono rimaste solo poche rovine di quella che era, a suo tempo, una delle citta' piu' importanti dell'Asia.
Come Sukhothai, anche i siti archeologici di Ayuthaya sono patrimonio dell'UNESCO e richiedono un paio di giorni per una visita alle cose piu' importanti: il primo giorno bicicletta per le cose piu' vicine, il secondo scooter per quelle piu' lontane.
Piu' turisticizzata, ha forse meno fascino della precedente, forse anche per via dei turisti onnipresenti e del traffico che passa in mezzo alle rovine.
Ma delle cose molto belle ci sono anche qui ...
_
PS:
C'e' un tempio a pagamento che si affaccia sul fiume: la biglietteria e' lato strada ed alcune volte arrivano dei turisti a vedere il tempio con la barca.
Quando scendono, trovano un cartello che dice piu o meno: "Questo sito e' a pagamento. Per piacere aquistate il biglietto prima di entrare" (freccia per la biglietteria).
Linguaggio semplice, lineare ma sopratutto tutto in positivo.
Niente parole come "vietato" "proibito" "i trasgressori verranno puniti...".
No: "per piacere" ...

giovedì 26 dicembre 2013

Thailandia: Sukhothai

Sukhothai e' stata una delle prime capitali della Thailandia, a partire dal XIII secolo: i resti di quella civilta' si possono vedere all'interno di un 'parco storico' piacevolissimo dove laghi, fossati, alberi secolari e prati tagliati di fresco fanno da cornice alle rovine di templi e di antichi monasteri.
Si puo' girare in bicicletta ed e' piacevole andare nei viali alberati e poi, ogni tanto, fermarsi per scattare una foto o semplicemente per contemplare la Bellezza.

mercoledì 25 dicembre 2013

Thailandia: 25 dicembre

In molti posti del mondo oggi e' Natale, qui a Sukhothai e' solo il 25/12/2556: infatti il calendario thailandese parte dalla morte del Buddha che e' stata nel 543 avanti Cristo.
Se poi chiedessimo ad un arabo ci direbbe che oggi e' il 21/2/1435, secondo il calendario mussulmano.
E se chiedessimo ad un cristiano ortodosso che giorno e' nato Gesu non direbbe 25 dicembre ma risponderebbe il 6 gennaio.
Quindi ... Buona Vita !!!!

(foto: fiore di loto, parco storico di Sukhothai)

domenica 22 dicembre 2013

Thailandia: mi sono innamorato

Si lo so, prima o poi doveva succedere, ma succede sempre quando meno te lo aspetti.
Tu te ne stai andando bello bello per la tua strada, non ci pensi, e improvvisamente ... track !!! ... e non capisci piu' niente.
E' bastato uno scambio di sguardi: lei se ne stava li, a mezzo metro da me, ferma, immobile, tranquilla come se nulla fosse ed io mi sono sciolto, improvvisamente l'unica cosa che volevo era avvicinarmi a lei e toccarla.
E' stato un incontro incredibile, accarezzarla un esperienza indimenticabile ...
Poi, come nei migliori film, le nostre strade si dividono e di lei mi rimane solo un dolce ricordo: non so neanche il suo nome.
So solo che pesa 200 chili e che insieme alle altre tigri del Tiger Kindom regala ai visitatori un esperienza incredibile.
Le tigri sono nate in cattivita', mangiano solo carne bianca (quindi non conoscono il sapore del sangue della carne rossa) sono cresciute con gli uomini e sono abituate ad essere toccate ed accarezzate.
Sono in recinti dove si entra pochi alla volta con i custodi che controllano piu' te che loro: in ogni recinto ce ne sono 4/5 libere e c'e' qualche accortezza da rispettare, ad esempio non vanno toccate sulla testa e non vanno approcciate da davanti, ma la sensazione e' di coccolare dei gattoni che le coccole se le pigliano tutte!
Ci sono quelle appena nate ancora nell'incubatore e che non si possono toccare, ma nei recinti aperti ai visitatori si va dai cuccioli di 3-4 mesi fino agli adulti.
Essendo animali notturni di giorno sonnecchiano ma non sono drogate: infatti ad un certo punto un custode ha preso una lunga canna con un pennacchio in cima ed ha cominciato a sventolarlo di fronte ad una tigre.
Incredibile come e' diventata sveglissima, ha rizzato le orecchie, spalancato gli occhi ed ha cominciato a saltare per acchiappare il pennacchio.
Staccava da terra i suoi 200 kg con una grazia unica, a 2 metri da me, mi passava a mezzo metro di distanza, vigile ed attiva, ma io non ero di suo interesse, per fortuna.
Poi dopo un po, finito il gioco, come un gattone si e' rimessa giu a sonnecchiare ed a farsi coccolare.
Tanta potenza, una potenziale 'mangiatrice di uomini' li, ferma, che si fa carezzare come un gatto domestico ...
Come un bimbo piccolo non volevo piu' uscire, ed una volta fuori volevo rientrare: ma avevo gia' fatto un ora buona dentro i recinti, e probabilmente anche se avessi fatto un altra ora non sarebbe bastato.
Io volevo portarmela a casa!

Thailandia: le zip-line

Mentre aspettavo Ermes mi sono documentato bene, preso informazioni, comparato offerte e quando gliel'ho proposto sapevo di andare a colpo sicuro e che ci si sarebbe fiondato subito.
Infatti stamattina ci viene a prendere un pulmino alla guesthouse dove dormiamo e, insieme ad altri 7 avventurosi ci porta ad un ora di distanza dalla citta': ad un certo punto la strada diventa una strada di montagna, entra dentro la jungla e sale.
Poi diventa una strada stretta, curve strette, a tratti ripida, che si inerpica fino ad un villaggio nel verde.
Ci sono capanne, ma anche qualche bella casa di legno e mattoni: ed e' proprio in una di queste case, l'ultima alla fine del villaggio, che il nostro pulmino ci scarica.
Ci attende uno staff di ragazzi thai che ci da il benvenuto e ci inizia a spiegare dove siamo.
Entro un ora di macchina da Chiang Mai ci sono 5/6 parchi-avventura come questo che consistono in una serie di percorsi da fare tra le chiome degli alberi: si passa da una piattaforma ad un altra, da albero ad albero, attraverso ponti sospesi, calandosi con delle funi o agganciati a cavi di acciaio tirati tra i due alberi, usando delle carrucole.
Noi le chiamiamo teleferiche, o tirolesi, in inglese diventano zip-line.
Distribuzione degli imbraghi, caschetti, attrezzi vari di sicurezza e poi tutti su un pickup che ci porta per sentieri impervi fino a quota 1400 mt dove inizia la nostra avventura.
Per 3 ore siamo dentro la jungla, tra le chiome degli alberi, in totale sicurezza, seguiti da uno staf attento e preparato: la sensazione di sicurezza vince le paure del vuoto, delle altezze, e ti ritrovi a volare sopra gli alberi, dentro la jungla, passare da un fianco della collina a quello di fronte con il vuoto sotto.
Essere calati nel vuoto da una piattaforma sulla chioma di un albero a 30 metri da terra da un bel brivido, ma farlo con la jungla attorno lo rende molto piu naturale: sarebbe molto diverso farlo dal decimo piano di un palazzo in citta'.
E' divertimento, e' natura, e' senso di leggerezza, e' liberta'.
Mano a mano si prende confidenza, i cavi diventano piu' lunghi fino al volo finale di 900 metri (il piu' lungo della Thailandia), 50 secondi nel vuoto per andare da una collina ad un altra, un paio di centinaia di metri di nulla sotto e 360 gradi di verde attorno.
E' finita ma vorrei ricominciare: chissa' come sono le altre ...
:-)

Thailandia: le orchidee

Una delle possibili escursioni a nord di Chiang Mai e' verso il vivaio delle orchidee: si possono vedere, una di fianco all'altra, centinaia e centinaia di orchidee di tutte le forme ed i colori.
E' uno spettacolo bellissimo, una esplosione di gioia per gli occhi e per i fotografi.

Thailandia: Chiang Mai

Chiang Mai e' situata a nord della Thailandia, abbastanza lontano da Bangkok ma con poco piu di un ora di aereo si arriva in questa citta' vivibilissima, pulita, organizzata dove un turista puo' veramente trovare una infinita' di cose da fare.
A parte i templi, i monaci, le preghiere delle 5 del pomeriggio, i musei si puo affiancare alla parte storica tutta una serie di escursioni che in un massimo di un ora di macchina portano a grotte, trekking, villaggi, rafting, kayaking, scalata su roccia, parchi nazionali, esperienze con gli elefanti, i coccodrilli, le scimmie e via dicendo.
Ce né per settimane !!!!
E poi la sera o si va per locali a bere birra ed ascoltare musica, o si fa shopping; il mercato notturno e' enorme e ci vogliono almeno 2-3 sere per girare tutte le bancarelle di souvenir, cibo, artigianato, abbigliamento ... e poi cé il mercato speciale del sabato sera, quello della domenica sera ....
Insomma da fare c''e'', e da star bene pure.

giovedì 19 dicembre 2013

Thailandia: cucina Thai

Altra sveglia, altra camminata zaino in spalla, altra stazione degli autobus, destinazione Chiang Mai: sono in anticipo di 2 giorni sull'appuntamento che ho con Ermes, con cui condividero' un bel pezzo di Thailandia e Cambogia.
Con un bus di qualita' svizzera percorriamo strade asfaltate e ben segnalate che, insieme alle montagne, l'assenza di cartacce ed alla vegetazione fanno veramente pensare alla Svizzera.
Per fortuna qualche rara palma o banano qui e li, insieme ad un isolato mucchio di spazzatura, mi rincuorano: non ho sbagliato bus, non sto andando a Ginevra.
Arrivato a Chiang Mai non ho voluto iniziare il giro della citta' per poterlo fare poi con Ermes, ed allora: che fare nel fratempo?
Mi sono regalato un corso di 1 giorno di cucina Thai.
Si parte con una visita al mercato per gli ultimi acquisti, il riconoscimento delle verdure, qualche spiegazione e poi via, alla 'scuola' che e' una tettoia all'aperto immersa in un bel giardino ed attrezzata come una cucina di un ristorante, tavoli e lavabo in inox, fuochi per 6 persone.
La cucina Thai usa molto le erbe e le radici e solo un po le spezie, ma e' molto profumata, saporita e gustosa. Ed alcune volte piccante.
Beh, molto interessante anche perche' il lavoro 'duro' di pulizia e taglio delle verdure, della carne e del pesce era tutto fatto, rimaneva solo da riconoscere gli ingredienti, metterli insieme, condirli e cuocerli.
Divertente, istruttivo, pratico: ho fatto pranzo e cena con le cose cucinate da me.
Saprei rifarle?
Non lo so, alcuni ingredienti sono difficili da trovare in Italia ma il libro di cucina era incluso nel prezzo e sara' da fare qualche esperimento.
Alla fine del corso rilascio del certificato di partecipazione (!!!) e questionario anonimo sull'esperienza appema fatta, le solite domande tipo: maschio o femmina, professione, fascia di eta', come sei venuto a conoscenza del corso, ti e' piaciuto ...
Alla sezione 'hobby' si poteva mettere una o piu' crocette su:
[_] leggere libri/giornali
[_] shopping (fare acquisti)
[_] praticare sport
[_] guardare la televisione
[_] navigare in internet
[_] viaggiare
[_] ascoltare musica
[_] cucinare
[_] altro .......
E cosi oltre ad acquisire i primi rudimenti della cucina Thai ho imparato che fare shopping, guardare la TV e navigare in internet sono oramai degli hobby.
Ed io che ero rimasto al paleolitico e pensavo che un hobby richedesse attenzione, studio, applicazione, automiglioramento: mi aspettavo, chenneso', giardinaggio, pittura, suonare uno strumento ...
Sara' perche' sono italiano o e' collegato al fatto che quando ho dovuto scegliere la fascia di eta' la crocetta l'ho dovuta mettere sull'ultima casella disponibile che diceva: "51 anni e oltre"?

mercoledì 18 dicembre 2013

Thailandia: Phayao

Oggi mi sveglio con calma e, copiando a Camilleri il termine, faccio la "mossa del cavallo".
Nel gioco degli scacchi tutti i pezzi si muovono in linea retta, in avanti, in dietro, in diagonale: solo il cavallo si muove 'a elle', dritto e poi inaspettatamente devia, scavalcando tutto quello che trova sul suo cammino.
Ed infatti zaino in spalla mi faccio un km circa fino alla stazione dei bus, ed invece di andare dritto a Chiang Mai prendo un bus per Phayao, 2 ore di viaggio su un fantastico bus di linea che avra' almeno 30 anni, con i ventilatori attaccati al soffitto che mi fanno pensare che, se sono li, a qualcosa serviranno.
Non servono, gli spifferi dei finestrini sono piu' che sufficenti: fa anche freddo.
Phayao e' una piacevole cittadina affacciata su una palude (che viene chiamata lago): bel lungolago curato, grandi aiuole di fiori e orchidee sugli alberi, ottimo per una passeggiata e relax di un paio di ore, torta al cioccolato e cappuccino, cenetta finale vista tramonto.
In dei momenti sembra quasi di essere sul Garda.
Poi alla fiera del paese con bancarelle, freccette che se sei bravo vinci un orsacchiotto, palco per lo show, pesca con estrazione dei premi, cibo da strada in tutte le varianti thai.
Ma fa freddo, sono stanco e me ne ritorno in albergo.
Anche se tendo ad evidenziare i lati positivi del viaggio non sempre azzecco i tour piacevoli, il cibo saporito, le escursioni elettrizzanti: questo albergo 'cinese' e' economico ma squallido, e sospetto che funzioni anche 'a ore', anche se non ho modo di esserne certo.
Ma e' pulito, con acqua calda, ha il wifi ed io ci devo stare solo poche ore.

lunedì 16 dicembre 2013

Piove: governo (italiano) ladro!

Secondo giorno a Luang Namtha: nella notte e' piovuto alla chediolamanda, la mattina fina fina alla tientronelleossa, il pomeriggio alla comeesciricominciodibrutto.
Con un tempo cosi si puo solo leggere, scrivere, mangiare, riposare, navigare in internet, programmare le prossime tappe, riflettere.
Mica poco ...
E poi e' bello, a volte, stare al caldo sotto le coperte e sentire il rumore della pioggia che batte sul tetto.
Riesco ad infilarci un'altra visita al mercato, in un attimo di tregua: niente da comperare.
Altra notte ed altro risveglio bagnato ma la mattina dalle 7,30 in poi c'e' previsto:
- trasferimento in tuk tuk collettivo alla stazione dell'autobus
- bus di linea fino alla stazione dell'autobus di Huay Xai, sul Mekong, di fronte alla sponda thailandese
- tuk tuk fino al posto di frontiera laotiana
- navetta dal confine laotiano alla frontiera thailandese di Chiang Khong, dall'altra parte del fiume
- tuk tuk fino alla stazione degli autobus
- bus di linea fino alla stazione degli autobus di Chiang Rai
- tuk tuk fino all'albergo
Sali e scendi, coincidenze, si sa l'ora di partenza e si spera che quella di arrivo non sia tarda.
Purtroppo da qualche giorno hanno innaugurato il nuovo ponte a 4 corsie sul Mekong che sostituisce l'attraversamento del fiume in barca: piu' efficenza, meno romamticismo, meno  avventura, meno Asia, piu' America.
Tutto scorre fluido e arrivo a destinazione che ancora c'e' luce: la temperatura e' salita, c'e' un po di sole che fa sperare bene.
Invece il giorno dopo vedro' Chiang Rai sotto la pioggia, in alcuni momenti molto forte.
Ma i monsoni non dovevano essere finiti?
Chiang Rai citta' in se ha poco da offrire oltre il giorno dedicato di ufficio, e' una buona base per escursioni e trekking di montagna ai villaggi ed alle zone di confine.
Una di queste e' il famigerato "triangolo d'oro", zona di confine tra Myanmar, Thailandia e Laos dove per anni il traffico della droga rendeva questa zona off-limits: oggi ci arrivano pulman di turisti a visitare il museo dell'oppio ed a scattare foto a qualcosa che non c'e' piu'.

(foto: particolare di un wat di Chiang Rai, in un momento che non pioveva ...)

domenica 15 dicembre 2013

Laos: Luang Namtha

Luang Namtha, Laos nord-occidentale, e' ai confini di una riserva naturale che cerca di preservare parte della jungla primaria dalle tecniche di coltivazione 'brucia e pianta' che disboscano selvaggiamente per piantare gli alberi della gomma.
E' il punto ideale di partenza per trekking organizzati di 1/2/3 giorni verso villaggi di diverse minoranze etniche che vivono nella zona; c'e' anche la possibilita' di dormire nelle case dei villaggi (ovviamente tutto organizzato prima).
Io invece affitto una moto, compero una cartina della zona e parto per il 'fai-da-te'.
Vado per un po' a caso verso sud, in esplorazione, poi mi rendo conto che cosi molto probabilmente non combino nulla e allora mi fermo, tiro fuori la cartina e decido l'itinerario, sempre verso sud, per raggiungere un villaggio li vicino.
Chiudo la cartina e mentre la sto mendo dentro lo zainetto mi viene incontro una donna vestita nel modo con cui vestono nei villaggi, una cesta di bambu' enorme sulle spalle tenuta con una traversa di legno da cui parte una fascia che le passa sulla fronte.
Insomma, tutto il peso si scarica sulla fronte e da li sulle cervicali ...
Nella sua lingua, ma sopratutto a gesti, mi chiede se vado verso sud (direzione verso cui ho il muso della moto e da cui lei arriva) oppure verso nord.
Ora, la vita e' fatta di momenti, di attimi, il difficile e' saperli cogliere: un attimo puo farti vivere qualcosa, un emozione, o darti un opportunita' per qualcos'altro, se lo si sa' riconoscere.
Poi, senza scomodare tanto la filosofia, c'e' una famosa frase di John Lennon che dice 'La vita e' cio che succede mentre sei occupato a pianificare altro' ...
Chiudo lo zaino e in italiano (tanto l'inglese non serve) e gesti evidenti dico che vado a nord.
Lei mi guarda un po perplessa e chiede conferma che vado a nord e io confermo; mi fa gesto che lei si siede dietro di me e chiede se puo' salire, ed io gli faccio gesto che si, puo salire.
Mi chiedo come salira' mentre lei alza un po la gonna lunga e sale a cavalcioni senza esitazione, giro la moto e partiamo.
C'e' uno scambio di battute divertite tra lei ed il benzinaio che era li vicino ma non ci faccio caso, io sono piu divertito di loro.
Volevo trovare un villaggio e invece il villaggio ha trovato me, volevo un esperienza che non fosse 'da turisti' ... al nostro passaggio vedo alcune facce divertite, mi sa che siamo una coppia buffa, io grosso e alto davanti con un caschetto a padella in testa e lei piccola dietro con la cesta enorme tenuta dalla sua fascia sulla fronte.
Non so dove sto andando, intanto vado a nord.
Sta tornando a casa?
Sta andando da qualche parte?
E'vicino? Lontano?
Ci sara' un villaggio, una casa?
Decido che non mi faccio piu' domande e che ovunque lei vorra' andare, io ce la portero'.
E' piovuto, il fondo e' fangoso e scivoloso, il peso c'e', ed io in un paio di occasioni, nelle curve strette, esito e sbando leggermente: la sento che allunga la mano verso il mio fianco, vorrebbe tenersi per mantenere l'equilibrio ma non lo fa.
Intanto andiamo e non dice nulla: sono tornato indietro per 3/4 chilometri oramai, sono quasi al mio punto di partenza e mi chiedo quanta strada dovro' ancora fare quando lei mi fa cenno di girare a sinistra.
Giro, ma comincio a pensare: "di qua' non ci sono villaggi, ci sono case e ... il mercato!"
Certo, sta andando al mercato, ovvio, potevo pensarci prima; sfumano le mie fantasie piu avventurose, la realta' e' molto piu' ordinaria.
Certo che quando l'ho presa gli mancavano ancora 4/5 km da fare...
Infatti quando siamo all'altezza del mercato mi fa segno che lei e' arrivata: mi fermo, lei scende, unisce le mani di fronte al petto, mi ringrazia con un intensita', un sorriso ed una luce negli occhi autentica.
La seguo con gli occhi mentre attraversa la strada e scambia delle parole con delle altre donne che ridono, si voltano verso di me e mi sorridono.
Anche io sorrido, giro la moto e vado.
Piu tardi arrivero' anche nei villaggi, vedro' capanne, utensili, umanita' ma nessun sorriso come quello.

(foto: pezzo di una statua rotta, buttato in un angolo in un tempio di Luang Prabang)

Laos: verso Luang Namtha

Lasciato Luang Prabang e la Federica, che e' tornata in Italia, il viaggio cambia un altra volta.
Torno ad essere da solo: e' stato piacevole condividere esperienze, leggerezza, risate e decisioni cosi come e' piacevole tornare alla mia intimita' con me stesso, alla riflessione, al silenzio, al mio sentire del momento.
Il viaggio in bus che in 9 ore mi porta a Luang Namtha mi regala, come sempre, momenti di musica e di riflessione mentre fuori il colore e' solo uno, verde, in tutte le sue tonalita'.
A parte il fatto che mi sono ritrovato a canticchiare De Crescenzo "camminando, camminando, dove si va si va ..." c'e' questa canzone di Lenine cantata dalla Mannoia (cd Onda Tropicale) che e' ho sentito molto mia, e che condivido:

- - -

"Vivo" (Lenine - C. Rennò / P.Fabrizi)

Precario, provvisorio, dispersivo
Erroneo, transitorio, transitivo
Effimero, fugace e passegero
Ecco quì un vivo
Ecco quì ... un vivo

Impuro, imperfetto, impermanente
Incerto, incompleto, incostante
Instabile, variabile, emotivo
Ecco quì un vivo
Ecco quì ...

E affrontando,
Il traffico, del traffico equivoco
Il tossico, del transito nocivo
La droga e l'indigesto digestivo
Il male che minaccia il corpo vivo
La mente, il mal dell'ente collettivo
Il sangue, il mal del sieropositivo
E affrontando queste realtà ...
Il vivo afferma, fermo, affermativo
“Quel che vale davvero è restar vivo”
Vivo ... è esser vivo.

Sospeso, non perfetto, non completo
Non soddisfatto mai, ne mai contento
Così incompiuto e non definitivo
Ecco quì un vivo ..

Eccomi!

venerdì 13 dicembre 2013

Vita da monaci

Prima di tutto c'e' da fare una premessa: il buddhismo in questa parte del mondo ha creato un modello sociale che funziona anche da ammortizzatore.
Gli orfani, i disabili, i poveri sono raramente in strada o in strutture dedicate, sono nei monasteri, sono tutti monaci o monache: questo fa si che in strada non si vedono mendicanti o senzatetto.
Come in occidente anni fa, una famiglia numerosa in difficolta puo decidere di 'dare' un figlio al monastero.
C'e' poi da precisare che i monasteri non sono frequentati solo dalla fascia 'bassa' della popolazione: e' buona norma che tutti i maschi, per un periodo che va da qualche settimana a qualche mese, lascino tutto e si impegnino come novizi per acquisire per se e per la famiglia 'meriti' (questo spiega i monaci con gli smartphone) e poi ovviamente c'e' chi sceglie questa vita per vocazione.
I monasteri sono quindi strutture grandi che hanno bisogno di costante supporto da parte dell'esterno: infatti tutto il popolo e' chiamato a mantenere i monasteri attraverso le donazioni e le elemosine.
La gente mantiene i monasteri, i monasteri mantengono i deboli, ed il cerchio si chiude.
Quindi tutto sta in piedi se la gente fa le elemosine, ed e' per questo che ogni singolo gesto di elemosina che una persona fa gli permette di guadagnare 'meriti' per la sua prossima vita che sara', si spera, migliore.
Significa che in una ipotetica contabilita' di 'meriti', conviene fare, ad esempio, 100 elemosine da 1 euro che farne una sola da 100 euro, si accumulano piu' meriti.
Oltre che distribuire meglio a pioggia le donazioni, il sistema inculca il concetto di 'donare' secondo le proprie possibilita' (avendo piu possibilita' si fanno un numero maggiore di donazioni) e questo e' sicuramente positivo.
Cosa si dona? Al monastero di tutto, ai singoli monaci principalmente cibo e denaro che viene poi condiviso.
Ora mentre ai turisti Luang Prabang offre baguette, croissant, ristoranti ed escursioni varie, la vita dei monaci viene scandita da ben altri ritmi.
Sveglia prima dell'alba e poi tutti fuori a chiedere l'elemosina in giro per la citta: ma quello che in altre parti e' semplice e quasi naturale, a Luang Prabang e' diventato una 'cerimonia' che, grazie anche al fatto di essere citata su tutte le guide, richiama centinaia di turisti.
Mi era capitato altrove di vedere i monaci, la mattina presto: una decina di loro, in fila indiana, con la ciotola per le elemosine a tracolla, preceduti di una decina di metri da un ragazzo con una campanella.
Sentendo il suono della campanella le persone escono di casa o dai negozi con il riso o il cibo preparati prima, ed al passaggio dei monaci versano un pizzico di riso nella ciotola.
Un piatto di riso viene cosi suddiviso in 20-30 ciotole, un po per uno: ma siccome le offerte sono molte, ecco che un pizzico alla volta la ciotola si riempie.
C'e' chi dona soldi (di solito gli uomini) ma cambiano le banconote in tante di piccolo taglio (10-20 centesimi di euro) e anche quelle, una per uno.
Quello che mi e' capitato di vedere e' vero, autentico, umano, normale: alcune mattine mentre ero ancora a letto mi e' capitato di sentire il suono della campanella e sapevo cosa stava succedendo fuori.
La vita procedeva con i suoi ritmi naturali.
Quello che ho visto a Luang Prabang mi ha disturbato, amareggiato, deluso, disgustato: avevo le lacrime agli occhi.
Appena fuori il monastero c'erano centinaia di persone, tutte in fila, tutte inginocchiate in terra su cuscini tutti uguali, tutti con la stessa fascia a tracolla, tutti in attesa.
Ci sono agenzie che organizzano questi 'posti' che sono molto graditi dai turisti coreani (ma non solo): se fai attenzione al colore della fascia o al colore del cuscino sai dove finisce un pulman e dove comincia l'altro.
Ma questo passa, e' l'atteggiamento ed il continuo scattare delle macchine fotografiche che e' tremendo: il reporter compiacente, lo 'scattino' o l'amico che e' rimasto fuori provvede alla foto in ginocchio prima, la foto mentre si fa l'offerta, la foto di gruppo subito dopo ... tra un gruppo di monaci e l'altro.
E poi gli altri turisti che non si sono messi in fila ma che comunque non rinunciano ad una foto da portare a casa.
Non c'e' bisogno del ragazzo con la campanella: qui basta fare un respiro profondo, mettere il piede fuori dal monastero e si e' gia' in scena.
Forse mi farebbe bene fare il monaco qui a Luang Prabang per un po: sicuramente chiedendo l'elemosina e facendo slalom tra i cavalletti delle macchine fotografiche sarei costretto a disidentificarmi da quello che chiamo 'rispetto', da quello che chiamo 'dignita', da quelle parti dell'ego che oggi mi fanno gridare vendetta al cielo.
Forse, ma non sono ancora pronto.

mercoledì 11 dicembre 2013

Laos: passeggiare in elefante

Anticamente il Laos veniva chiamato 'terra con un milione di elefanti'; quindi anche se il numero nel frattempo si e' sensibilmente ridotto, e' d'obbligo almeno un incontro con l'animale e prendere in considerazione di farci una cavalcata nella giungla.
Lo so, sembra roba da turista, eppure e' un esperienza che ha il suo fascino.
Ci sono diverse offerte in diversi campi, piu o meno grandi, organizzati e costosi: dopo aver scelto il piu' economico il consiglio e' quello di optare per il migliore, perche' cavalcare un elefante e' un esperienza unica e irripetibile e quindi vale la pena di trattarsi bene, sopratutto per il panorama in cui di cammina.
Niente da recriminare al tour scelto, ma con il senno di poi avrei pagato volentieri il tour che attraversava anche una cascata.
Arrivati dopo un ora di pulmino, nello spiazzo sotto gli alberi c'erano 6/7 animali ad aspettare che come siamo arrivati si sono girati tutti verso di noi: loro sanno gia' come funziona.
Sono elefanti asiatici, piu' piccoli degli africani, tutte femmine: ogni animale ha il suo 'istruttore' che lo guida con parole e 'pacche' opportune.
Gli elefanti aspettano di uscite in passeggiata perche' andando per la jungla ogni tanto si fermano a strappare rami e foglie e le mangiano mentre camminano: usano la proboscide proprio come noi useremmo una mano, strappano un ramo, lo portano alla bocca, fanno un morso e quando lo hanno ingoiato fanno un altro morso, come noi faremmo con un grissino.
Sono possenti, eppure docili: si muovono lentamente eppure sono eleganti.
Il ragazzo che lo guida ha un rispetto per questo animale che si sente: non usa ne bastone ne il pungolo, solo parole e pacche (infatti l'elefante fa un po cone gli pare) eppure si va'.
Sulla strada del ritorno siamo passati attraverso un villaggio dove gli abitanti avevano messo delle fascine di qualche vegetale a seccare: l'elefante si e' avvicinato per prenderle ed e' bastato un ordine vocale a fargli cambiare idea.
Ondeggiare mollemente per la giungla a 3 metri di altezza, e vedere questo pachiderma sotto di me che fa' colazione e' emozionante.
 

martedì 10 dicembre 2013

Laos: grotta di Pak Ou

Luang Prabang si affaccia sul fiume Mekong, uno tra i maggiori fiumi dell'Asia e fiume di vitale importanza per tutta l'Indocina: nasce in Tibet, attraversa la Cina e poi si divincola sinuoso tra Birmania, Laos, Thailandia, Cambogia e Vietnam.
Anche se spesso gli si associano ricordi di guerra, al nome 'Mekong' vengono sempre richiamate alla mente immagini di Asia e terre lontane; forse e' per questo che navigare sul Mekong ha il fascino evocativo delle navigazioni importanti, come il Nilo o il Mississipi.
Quindi prendere una barca e per due ore risalire il fiume vuol dire gia' cavalcare un mito; il fatto di aver raggiunto la grotta di Pak Ou, affacciata sul fiume con le sue 4000 statue e statuette di Buddha, esalta ancora di piu' il viaggio.

Laos: cascata Tat Kuang Si

Con una escursione di mezza giornata si possono visitare queste stupende cascate, definite come le piu spettacolari del Laos.
All'ingresso della zona parco c'e' un grande recinto che contiene orsi recuperati dalla cattivita', cuccioli abbandonati, animali feriti.
Particolarmente crudele e' la pratica della medicina cinese che usa, per alcune cose, il succo della bile dell'orso: questo fa si che ci siano orsi tenuti legati in gabbie strettissime proprio per far produrre piu' bile.
Questo centro, anche se dentro enormi recinti nella foresta, 'rimette in natura' questi animali, oramai incapaci di sopravvivere da soli.
Si prosegue per magnifiche cascatelle e pozze su cui si puo' anche fare il bagno: molti turisti, ma parebbe stato da venirci tutto il giorno a sguazzare nell'acqua, in un posto cosi!!!

Laos: Luang Prabang mosaici

Particolarmente graziosi questi mosaici fatti con frammenti di specchi colorati, a Wat Xieng Thong.
Al cambiare della posizione e della luce i mosaici diventano brillanti, vividi...

Laos: Luang Prabang templi

Nonostante tutti i templi (meno due) siano stati rasi al suolo alla fine del 1800 cio' che e' sopravvissuto, cio' che e' stato recuperato e quello che e' stato costruito poi fanno di LPB una citta' ricca di templi attivi e monasteri degni di essere visitati.

Laos: Luang Prabang

Continuando la strada che da Vientiane porta a Vang Vieng la strada e' destinata ad arrivare a Luang Prabang, prossima tappa.
Il minivan (pulmino) da 15 posti strapieno inizia con una ventina di minuti di quieto fondovalle e poi attacca a salire e scendere per montagne e panorami bellissimi e verdissimi: 5 ore di curve ininterrotte dove il rettilineo piu lungo e' meno di 100 metri, un solo microscopico villaggio in mezzo e tante casette aggrappate ai burroni lungo la strada. Tutto intorno verde, montagne, foreste mentre l'autista affronta le curve con una grinta da pilota di Formula Uno.
Gli occhi godono il panorama e lo stomaco protesta per la nausea ma alla fine, come un oasi in un deserto di verde, li dove il Nam Kham si getta nel Mekong, brilla Luang Prabang.
Ex citta' coloniale, protetta dall'UNESCO proprio per la sua architettura, Luang Prabang e' proprio una piacevolissima citta' dove passare qualche giorno.
Anche se molto turistica (credo sia la principale meta turistica del Laos), offre una miriade di scorci incantevoli tra vicoli, lungofiumi, ponti di bambu, templi, negozietti e mercati.

Laos: Vang Vieng in pallone

Per chi volesse trattarsi bene, un giro di una mezzoretta in mongolfiera al tramonto costa sui 60 euro.
Visto da sotto e' molto suggestivo, posso solo immaginare com'e' da sopra ...

mercoledì 4 dicembre 2013

Laos: Vang Vieng

Parito dal Myanmar, all'aereoporto di Bangkok incontro Federica (per gli amici Ica) che viaggiera' con me una decina di giorni, e ci imbarchiamo per il Laos; darsi un appuntamento all'imbarco di un aereo non e' tecnicamente diverso di vedersi sul binario alla partenza di un treno ma non so perche' ha un che di avventuroso, sopratutto se e' dall'altra parte del mondo.
Arrivo a Vientiane, la capitale del Laos, che potrebbe essere tranquillamente saltata ma per saperlo c'e' voluto un giorno di visita.
Si prosegue a nord per Vang Vieng che invece e' un bellissimo posto in mezzo alla natura: in mezzo a formazioni calcaree, e costeggiata da un fiume, e' un bel punto di partenza per escursioni e sport vari.
Si puo' fare trekking, arrampicate, cayak, esplorare grotte, bicicletta, moto, villaggi, escursioni in barca ... sempre circondati da una natura incredibile.
La 'star' del posto e' il 'tubing', che consiste nel mettersi seduti dentro una camera d'aria di camion e lasciarsi trasportare dalla lenta corrente del fiume; e' opzionale la lattina di birra in mano.
Il tour 'standard' di un giorno (ottimo) include anche la visita in tubing ad un fiume sotterraneo: in costume da bagno, camera d'aria e torcia sulla fronte tipo minatori ci si infila galleggiando nelle viscere della montagna e seguendo un cavo guida si percorre questo fiume sotterraneo per 6-700 metri.
La sensazione e' surreale ma affascinante; galleggiare con un paio metri di aria sulla testa immersi nella roccia, con una quindicina di raggi di luce dei tuoi compagni di gruppo attorno e' molto, molto suggestivo.
La giornata finisce con un paio d'ore di cayak, e piu' tardi scopriro' che mi fanno male anche dei muscoli di cui non sospettavo neanche l'esistenza ...
Oggi ho preso uno scooter in affitto e sto vagando per queste campagne: ogni tanto c'e' una grotta da visitare, una foto da fare, una pozza in cui fare il bagno, un baracchino dove mangiare o rinfrescarsi.

domenica 1 dicembre 2013

Abbandonare le cose

Ci sono delle differenze di base tra un 'turista' e un 'viaggiatore', e le due principali sono 'tempo' e 'denaro'.
Il turista non ha tempo, deve massimizzare quel poco che ha quindi si affida a tour organizzati che, anche se costano, gli permettono di 'vedere' molte cose in poco tempo. Di solito spende molto in rapporto al tempo che impiega e preferisce le comodita', ma sono le sue poche vacanze quindi si tratta bene.
Il viaggiatore ha molto tempo, quindi puo' viaggiare piu' lentamente, usando anche i mezzi pubblici, 'vivendo' il territorio che sta visitando. Dovendo stare molto tempo tende a economizzare, a risparmiare, e' disposto a scomodita' e sacrifici perche' questo significa che puo' permettersi di viaggiare per piu' tempo.
Questo non significa non spendere, ma a parita' di spesa un viaggiatore sta' indicativamente un periodo 3/4 volte piu' lungo di un turista, vede il doppio dei posti e 'vive' per tutto il periodo il luogo che sta' visitando, cosa che il turista a volte sfiora appena.
Il turista porta molti cambi d'abito nella valigia, il viaggiatore lava spesso quelli che ha nello zaino.
Il turista porta i suoi vestiti migliori, il viaggiatore da meno importanza all'aspetto e a volte parte con delle cose vecchie che poi lascera' per la strada per far posto a cose nuove che comprera' durante il viaggio.
Succede con l'abbigliamento ma anche con i libri: una volta finito un libro non lo si rimette nello zaino, e' peso inutile, si abbandona, o si vende, o si scambia con un altro libro.
Mi sono portato dei libri di evasione, un romanzo ed un thriller: mi piace rilassarmi leggendo qualche pagina poco impegnativa, sopratutto la sera, prima di addormentarmi.
Ieri sera ne ho terminato uno, ma prima di abbandonarlo mi sono segnato questa frase che, alla faccia del disimpegno, mi piace condividere:

"Beh, c'e' vita e vita. O meglio, c'e' la vita e c'e' l'esistenza senza dignita', e per poter sopportare quest'ultima bisogna tradire se stessi. Un tempo pensavo che vi fosse una sorta di dignita' nella sopportazione, ma adesso credo che sia meglio essere morti che essere traditi."

(dal thriller 'Cuore Freddo' di Lynda La Plante, abbandonato a Yangon prima di partire per il Laos)