giovedì 6 marzo 2014

- fine -

Un film finisce con la scritta "The End" ed i titoli di coda, un videogioco con un "Game Over" lampeggiante, un libro con i ringraziamenti, un ghiacciolo buttando via lo stecco.
E come finisce un blog?
Teoricamente un blog dovrebbere essere uno strumento di comunicazione costante e senza fine, ma questo e' un blog finalizzato ad un viaggio che si e' concluso, e quindi nasce l'esigenza di fermare anche il blog collegato.
Anche se avevo delle perplessita' iniziali, per me scrivere questo blog e' stato un esperimento molto importante; mi ha richiesto di portare piu' attenzione su quello che mi capitava, sulle mie emozioni, mi ha richiesto di fermare i pensieri per ritornarci sopra, pulirli, raffinarli.
Mi ha tenuto compagnia, nelle molte sere in cui non c'era altro da fare che ritirarsi in camera, ed e' stato anche un interessante esercizio di scrittura, cosa nuova per me.
Mi ha permesso di appuntarmi cose che la memoria sta' gia confondendo, mi ha permesso di condividere momenti con le persone care, di gettare nuovi ponti di comunicazione.
Voglio ringraziare le persone che hanno avuto la pazienza di viaggiare fisicamente con me (condividendo stanze, pasti e posti in bus), tutti quelli che hanno avuto la pazienza di arrivare a leggere fino a qui (e viaggiare attraverso questo blog), e tutti quelli che hanno lasciato commenti o che mi hanno scritto privatamente.
E se avete ancora un attimo di tempo scrivetemi due righe per farmi sapere la vostra opinione finale su questa esperienza vissuta insieme; non abbiate timore di evidenziare quello che non vi e' piaciuto, mi servirà per imparare e migliorarmi.
Un grazie speciale va alla mia famiglia (che mi ha supportato in tutto per tutto) a mia sorella (che ha sbrigato un sacco di cose pratiche mentre io ero dall'altra parte del pianeta) a G. (che si e' preso cura della casa in mia assenza, ed io e lui sappiamo che ha avuto un gran bel da fare!!).
E un grazie anche a me, che mi sono dato il permesso di fare questa esperienza.
Alla prossima !!!

MAURO PACCAPELO
 

lunedì 3 marzo 2014

Grazie Roma

Appena passato il varco del controllo doganale dell'aereoporto di Fiumicino faccio un respiro e lo riconosco subito; e' l'odore tipico di Roma d'inverno.
Non lo so spiegare, l'olfatto non e' un senso che padroneggio abilmente, ma lo riconosco, lo ricordo, l'ho sentito altre volte ed e' diverso, ad esempio, da quello di Milano.
E riconosco anche che oggi contiene gia' un po di aria di primavera.
La giornata e' stupenda, sole forte su un cielo di un azzurro limpido da sciata dolomitica, lascio che li sole mi baci il viso, che mi scaldi, che mi dia il bentornato a casa con sensazioni care.
Avrei voglia di infagottarmi ed andare a camminare, al mare o in montagna.
Sorrido.
Alle 7 e mezza sono sulla navetta che da Fiumicino porta a Roma Termini.
Improvvisamente sono belle le scritte sui muri, sono belli i condomini di periferia, e' bella la campagna romana; e' bello essere a casa e spero che il mio sorriso ebete non lasci interdetto nessuno dei miei compagni di viaggio.
Non ricordo chi ha detto che la bellezza non e' nelle cose che si guardano ma negli occhi di chi le guarda; in questo mi trovo assolutamente daccordo.
Arrivato a Roma Termini,  col sapore di cappuccino ancora in bocca scopro che Sorrentino stanotte ha vinto l'Oscar come miglior film straniero proprio con "La Grande Bellezza", un bellissimo film ambientato appunto a Roma.
Un ottimo Tony Servillo, mi sembra di averlo citato in uno dei primi post; tutto ritorna ...
Come tormano le immagini delle valli e delle campagne che sfilano dai finestrini dell'Intercity che va' verso Ancona; al di la del vetro non ci sono piu' palme e banani ma querce e vigne, e la natura parla una lingua amica, conosciuta.
I fiumi scendono lenti tra i campi gia' verdi, sorvegliati da pioppi ancora spogli mentre le cime dei monti, in lontananza, si stagliano bianche di neve nel cielo azzurro come, solo pochi giorni fa', faceva la sabbia corallina col mare delle Andamane.
Ed ancora una volta le note di Einaudi mi cullano, tra Terni e Spoleto, cosi come avevano fatto in Myanmar.
Tutto ritorna ...

(foto; particolare di un tronco d'albero secco spiaggiato a Ko Kradan)

sabato 1 marzo 2014

Il bruco e la farfalla

Ogni cosa ha un inizio ed una fine, e spesso una fine segna anche l'inizio di qualcos'altro.
Come diceva Lao Tse: quello che il bruco chiama 'fine del mondo' il resto del mondo chiama 'farfalla'.
Questo viaggio e' iniziato 4 mesi fa' e tra qualche ora prendero' l'aereo che mi riportera' a Roma.
Torno al conosciuto, pieno del nuovo.
Ho visto tante cose, vissuto emozioni, gustato nuovi sapori; tra qualche ora rivedro' persone care, le abbracciero' con gioia, gustero' ancora una volta i sapori della mia terra.
Sono stato alla scoperta, in viaggio, in relax al mare ed ora mi aspetta un Italia sempre piu' in crisi, con un nuovo Renzi che cerchera' di mandarla avanti, aziende che cercano di non chiudere, creditori che cercano di incassare.
Dopo anni di formica ho fatto per qualche mese la cicala dall'altra parte del mondo, mentre altre formiche cercavano di tirare avanti; e come dice la favola viene il momento, prima o poi, in cui anche la cicala deve smettere di suonare e rimboccarsi le maniche, il momento in cui anche io ho bisogno di trovarmi, o crearmi, un nuovo lavoro.
Tra la cicala e la formica nessuno e' migliore o peggiore dell'altro, penso che la cosa migliore che un essere umano possa fare e' essere un po tutti e due, alternandoli.
E comunque mi piace il punto di vista di Rodari, e' un valido controcoro alla oramai arrugginita favola di La Fontaine; sara' un valido aiuto nella mia caccia al lavoro.
Sfatiamo insieme le favole!

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ALLA FORMICA (poesia di Gianni Rodari)

Chiedo scusa alla favola antica,
se non mi piace l’avara formica.
Io sto dalla parte della cicala,
che il più bel canto non vende, regala.

venerdì 28 febbraio 2014

Illusioni

In uno dei primissimi post di questo blog dicevo che in questo viaggio non cercavo nulla, e che tuttalpiu' avrei trovato qualcosa.
In effetti di cose ne ho trovate molte, ma sono anche rimasto un po deluso di non aver trovato qualcosa che, invece, mi aspettavo ci fosse.
Vedendola meglio da un altra angolazione questo significa che qualche cosa, anche io, senza avercelo chiaro, la stavo cercando.
Ma l'essere coscente della 'delusione' mi aveva subito fatto capire il mio errore, ed era subito passata.
Recentemente ho scambiato un libro che avevo finito di leggere ed ho preso in cambio il libro di esordio di Giorgio Faletti, "Niente di vero tranne gli occhi"; un ottimo romanzo poliziesco, storia intrigante, scritto bene e con moltissimi spunti di riflessione.
Non e' un caso che sia stato tradotto in molte lingue.
Ho copiato un passaggio; e' solo uno dei tanti spunti che il libro offre ma questo spiega esattamente la situazione.

:-)

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(parlando della citta' di New York)
"... e, mescolata a tutto cio', la gente che stava in quella citta' o che ci arrivava in cerca di qualcosa, senza sapere che qui non c'era, come non c'era da nessun'altra parte. Semplicemente, qui c'erano piu' posti dove cercare. In fondo, quello che tutti volevano era solo un illusione."

(foto: particolare di un tempio di Seam Reap)

giovedì 27 febbraio 2014

Thailandia: Ko Lao Liang

Dopo il Visa Run sono rimasti 3 giorni di 'buco' prima di ritornare a Bangkok per lo shopping finale pre-rientro.
Ne approfitto per farmi gli ultimi giorni di mare; in questo viaggio ho consolidato la mia recente tendenza ad evitare di stendermi al sole e mi sono invece ritrovato schiavo di posti dove tirare l'amaca all'ombra, ma a 10-15 metri dal mare.
Alzi gli occhi ed il blu' e' li, senti caldo e ti tuffi; e poi alle comodita' ci si abitua velocemente, un amaca e' molto piu' morbida sia della sabbia che del ghiaino...
Penso pero' che sia piu' che un abitudine, penso sia un modo a me piu' consono, ora, di vivere il mare.
Arrivare a Lao Liang e' diverso da altre isole; prima di tutto sono 2 isole vicinissime, con alte pareti verticali a strapiombo, che viste dal mare sembrano due denti molari.
Ma ognuna delle due offre una unica baia di sabbia, protetta dalle intemperie del mare aperto, con barriera corallina a 30 metri dalla riva.
Una delle due isole ospita un campeggio, unica struttura dell'isola; tende grandi con letti veri, bagni in comune, luce elettrica con il generatore, valida mensa con menu a forte presenza di pesce.
Vita semplice; ci sono delle vie per l'arrampicata sportiva, snorkeling, kayak e relax.
Sono arrivato e la prima sera eravamo solo 12 ospiti, tutti europei, per lo piu' giovani; io alzavo l'eta' media ... ma ci siamo trovati subito ed e' stato bello passare qualche giorno assieme.
La natura e' forte qui; si vive in un fazzoletto di terra di piu' o meno 400 metri di spiaggia con meno di 100 metri di alberi dietro, di cui alcuni secolari, circondati da pareti rocciose imponenti; le vie di arrampicata sono su una drammatica parete piena di stalattiti, bellissima anche senza in contrasto con l'acqua verde smeraldo.
Ho una tenda a 20 metri dall'acqua, l'amaca a meta' strada, e non e' umido, neanche la notte.
Entrando in acqua di fronte alla mia tenda, poco piu' in la', galleggiando sulla superfice dell'acqua ho trovato una tana con una murena ad una profondita' di un paio di metri; sono facili da vedere per chi fa immersione ma non cosi' comuni per chi usa solo la maschera e boccaglio.
Affascinante, come lo sono le stellate impetuose di notte; la costellazione di Orione, allo zenit, la fa da padrone.

lunedì 24 febbraio 2014

Thailandia: Visa Run

A differenza del turista (che fa viaggi brevi, in una nazione ci sta' poco e non ha questo problema) un viaggiatore si trova spesso a convivere con una spada di Damocle che si chiama 'scadenza del visto'; quando arrivi in una nazione ti danno il permesso di stare un tot (varia da nazione a nazione, dai 15 gg a 3 mesi) ed entro la scadenza devi andartene, altrimenti diventi 'illegale' e come minimo c'e' l'arresto.
A volte puo' capitare che vuoi stare di piu' ma non ti bastano i giorni del visto; hai due possibilita', fregartene e vivere da clandestino (sconsigliatissimo, ma in Brasile c'e' chi lo fa poi denuncia la perdita del passaporto) o correre ai ripari.
Di solito la soluzione piu semplice e' quella di uscire dalla nazione, rientrare subito dopo e riottenere altri giorni; tecnicamente si chiama Visa Run e ci sono agenzie che organizzano la cosa e ti supportano.
Il mio visto ha bisogno di 5 giorni in piu', ho 30 giorni e me me servono 35, quindi so che prima o poi ho bisogno di un Visa Run, oppure andare in un ufficio immigrazione di un capoluogo di provincia e pagare 50 euro (non sembra, ma e' costoso).
L'occasione giusta e' qui; sono a 2 passi dalla Malesia e la Malesia non chiede soldi per farti entrare.
Mi appoggio ad una agenzia che con un pulmino mi porta fino al confine (60 chilometri) e mentre il pulmino aspetta con i miei bagagli in territorio thailandese io a piedi varco la frontiera thai, timbro d'uscita (e se non mi fanno rientrare? I miei bagagli?), faccio i 100 metri che dividono la frontiera thai da quella malese, mi presento allo sportello, timbro di ingresso in Malesia, mi sposto di 1 metro allo sportello di fianco, timbro di uscita dalla Malesia, mi giro, 100 metri indietro e timbro di ingresso in Thailandia, visto per altri 30 giorni.
Sospiro di sollievo ... rimonto sul pulmino e torniamo al punto di partenza.
Sul passaporto adesso c'e' anche il timbro malese, anche se non ci ho messo nemmeno piede, tecnicamente ero rimasto sulla 'terra di nessuno' tra le due frontiere.
Mi ricorda quando da piccoli si andava in montagna sulle alpi e si varcava il confine svizzero solo per fare benzina, comperare sigarette e cioccolata e poi si tornava indietro immediatamente; il resto era troppo caro ...

domenica 23 febbraio 2014

Richiesta di traduzione

Ho trovato questo cartello di divieto qui a Ko Lipe, ma essendo scritto in thailandese non riesco a tradurlo; qualcuno puo' darmi una mano?

;-)